Patrick e Tiffany cercano una via d’uscita, una maniera per rimettere in sesto in qualche maniera i cocci di esistenze andate in pezzi per motivi diversi. Lui è appena uscito da una clinica psichiatrica dove era finito dopo aver scoperto il tradimento della moglie, lei invece è imbottita di psicofarmaci e disperata e ormai anaffettiva dopo la morte dell’amato marito. Si incontrano e mettendo insieme le rispettive disperazioni cercano un modo per sopravvivere, sfruttando anche le debolezze dell’altro a proprio vantaggio.
Cercano Il lato positivo mentre la vita intorno sembra un grattacielo in fiamme da cui scappare, come suggerisce la traduzione italiana del titolo originale Silver Linings Playbook: Pat e Tiffany (Bradley Cooper e Jennifer Lawrence) giovani e imperfetti che si incontrano nel momento più complicato della vita e provano a riaggiustarsi a vicenda in qualche maniera seguendo una strategia che in verità non hanno.
Potrebbe essere una “normale” commedia dai buoni sentimenti quella di Russell (tratta dal romanzo di Matthew Quick) e invece è un film irriverente e coraggioso che parla in maniera assai poco convenzionale di argomenti complicati: di amore, di diversità. Di malattia. E della più difficile di tutte: di felicità.
È abbastanza scorretto da mostrare personaggi sbagliati, che fanno errori e scelgono continuamente la soluzione peggiore, rendendo i problemi ancora piú complicati di quello che già sono: mariti e mogli distanti, terribilmente soli o costretti in rapporti claustrofobici, genitori perennemente sull’orlo di una crisi, figli adulti che devono lottare con i propri sbagli e con le sofferenze che ancora causano a madri e padri. Dimenticate il quadretto rassicurante del focolare domestico: basti pensare che il povero Patrick uscito dalla clinica psichiatrica si troverà ad esempio a gestire (tra le altre cose) le ossessioni del padre, tifoso e scommettitore incallito e paranoico che è convinto che la presenza del figlio sul divano davanti alla televisione al momento della partita funzioni come antidoto alla sfortuna che colpisce la sua squadra del cuore
David O. Russell si conferma regista non banale e fra i più promettenti della leva “giovane” statunitense (anche se ha superato la cinquantina e ormai ha al suo attivo film premiati dal pubblico e dai festival): una parabola la sua che, dopo Three kings e The Figther, ha già dimostrato originalità e il desiderio di parlare con toni differenti, solo all’apparenza all’opposto, mischiati dentro storie che hanno una forte vena sarcastica come denominatore comune. Quest’ultimo film ne è forse la sintesi perfetta, capace com’è di divertire e anche commuovere, senza scadere mai nel banale.
Ne Il lato positivo compie scelte di drammaturgia originali, non scontate e alla fine ha il coraggio di mettere in scena una commedia assai poco convenzionale, costruita su un pugno di bei personaggi, che hanno trovato interpreti all’altezza. Bella la scelta di Bradley Cooper che si era distinto in ruoli sin qui molto più semplici e popolari, mentre già lodata abbastanza è stata Jennifer Lawrence, premiata addirittura con l’Oscar per la parte dell’irregolare Tiffany. Una nota a parte merita però il ritorno ai più alti livelli di Robert De Niro impagabile genitore-allibratore in preda a superstizione patologica che asseconda con riti scaramantici messi in pratica durante le partite di football su cui scommette.
“E’ obbligatorio essere felici e normali?” si chiedono continuamente i personaggi, con le parole, con i gesti. Nell’impossibilità di dare una risposta che non ha, Russell suggerisce che - nell’incertezza - è importante provarci in ogni caso. Magari aggiungendo un po’ di leggerezza per lottare con le imperfezioni della vita.
PRIMA VISIONE - Patrick e Tiffany cercano una via d’uscita, una maniera per rimettere in sesto in qualche maniera i cocci di esistenze andate in pezzi per motivi diversi. Lui è appena uscito da una clinica psichiatrica...
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