Il lodigiano Rovida racconta il genio di Nyers

9 marzo 2005, l’Inter compiva 97 anni. Proprio in quel giorno si spegneva nella sua città, Subotica, in Serbia, all’età di 81 anni Istvan Nyers, uno dei più grandi calciatori degli anni Cinquanta. Forse il più forte, sicuramente uno dei più prolifici, croce e delizia dei tifosi interisti, protagonista di sei stagioni con la casacca nerazzurra, tutte giocate ad altissimo livello. Basti pensare che con 133 reti in 182 presenze è uno dei migliori realizzatori di sempre dietro a Giuseppe Meazza (243 gol), Luigi Cevenini III (158 gol) e Benito Lorenzi (138 gol). La sua figura di calciatore è stata quasi dimenticata per tanti anni finchè un giovane lodigiano Francesco Rovida, interista fino al midollo, si è incuriosito di lui e ha deciso di indagare ed esaminare la sua vita. Dopo alcuni mesi di lavoro, di studio, di approfondimento, di contatti con la società nerazzurra e con le società ungheresi in cui Nyers aveva esordito, Rovida ha dato alle stampe un bel volume, ricco di dati, di numeri, di curiosità e di storia relativi a un bomber letale in campo quanto un po’ sopra le righe fuori dal rettangolo di gioco. Rovida ricostruisce con dovizia di particolari i primi calci di Istvan, nato in terra francese (da qui Le Grand Etienne) ma cresciuto a Subotica, allora in Ungheria, diventato apolide per non doversi assoggettare al regime comunista. Genio e sregolatezza sin da giovane, si fece notare a vent’anni nella Ujpest prima di seguire il mago Helenio Herrera in Francia, nella Stade Francais, dove si mise in mostra a suon di gol. Nel 1948 arrivò all’Inter del presidente Masseroni. In sei anni visse momenti esaltanti e altri meno. Amante della bella vita e del gioco, si trovava spesso indebitato. Ma il portafoglio di Masseroni salvava sempre tutto. Il presidente aveva un occhio di riguardo per quel magiaro giramondo dal tiro atomico, ala sinistra guizzante e rapida come nessuno, che riempiva San Siro solo per la sua presenza e che segnava gol a raffica nonostante la presenza di terzinacci che miravano più alle sue caviglie che al pallone. Nell’Inter segnò molto e vinse due scudetti con Alfredo Foni come allenatore. Lui e Lorenzi, insieme a Skoglund, costituivano un trio d’attacco formidabile, le punte di diamante di una squadra forte e compatta che però vinse meno di quel che avrebbe meritato. Insieme diedero vita a sfide memorabili con Milan, Juventus e Torino, le grandi di sempre, segnando molti gol e mettendo in mostra prestazioni indimenticabili. Ma anche l’amore tra la società e Nyers scemò, la funanbolica ala sinistra si accasò prima a Roma dove in due partite consumò un doppio sgarbo alla sua ex squadra, poi a Barcellona in due società satellite del Barça, quindi ritornò in Italia a Lecco e a Valdagno dove concluse la carriera. «È un volume senza pretese letterarie – confida il giovane autore - ma che mi ha fatto molto piacere scrivere in quanto studio, approfondisco e colleziono tutto ciò che è targato Inter». Francesco è laureato in Economia aziendale e lavora nella gastronomia di famiglia di corso Roma. Non aveva mai visto “Le Grand Etienne ” giocare ma si era incuriosito di lui leggendo sulla «Gazzetta dello Sport» la notizia della morte. Indagando sulla sua figura, è rimasto sorpreso scoprendo di questo genio e sregolatezza che in fondo è stato uno dei marcatori più prolifici della storia dell’Inter. «Una grande ala sinistra sulla quale era sceso l’oblio, la mia intenzione è stata di riportarlo in luce, e penso di avercela fatta». Operazione perfettamente riuscita, vien da dire.

FRANCESCO ROVIDA, Istvan Nyers. Le Grand Etienne, Urbone publishing, 2015, pp. 118, 12 euro

Il lodigiano, laureato in Economia e occupato nella gastronomia di famiglia, ha scritto un volume sul grande campione dell’Inter.

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