
Il 18 agosto 1864 – ossia centocinquant’anni fa – veniva inaugurato il ponte di Lodi. Per la sua realizzazione furono presentati diversi progetti, per lo studio dei quali si arrivò al 1861. Il ministero dei lavori pubblici aveva proposto che l’accesso al ponte fosse fatto dalla via Lodino, ma se ne valutò l’inopportunità e così lo si mantenne dirimpetto al corso Adda. Il 24 dicembre 1862 Francesco Somaini venne assunto quale impresario e appaltatore, e quest’ultimo – il 6 gennaio 1863 – impiantò il cantiere. L’avrebbe ultimato in soli due anni e mezzo. Poiché il ponte fu costruito a qualche metro d’altezza rispetto al livello stradale, fu necessario costruire ai lati dello stesso due scalette che esistono tuttora. Dentro il primo pilastro verso la sponda destra vennero murate diverse monete dell’epoca, inserite in una scatoletta di metallo.
La sera del 18 agosto 1864 il ponte fu aperto al pubblico. Scrivono i giornali dell’epoca che i lodigiani si recarono in massa ad ammirarlo, illuminato con i fanali a gas.
Del ponte in fase di costruzione esiste una fotografia risalente all’anno 1863. È un’immagine duplicemente importante, non solo perché ritrae il ponte quasi terminato, ma anche perché si presume che questa sia la prima fotografia scattata all’esterno nella città di Lodi. La foto, che pubblichiamo in questa pagina, sopra il titolo, è davvero molto curiosa: l’attento lettore osserverà che i ponti riprodotti sono in realtà due. In primo piano è visibile il ponte di legno, il cui assito si appoggiava a un fitto rincorrersi di basamenti pure di legno, impiantati nelle acque dell’Adda. E dietro al ponte di legno si nota quello in muratura - ormai ultimato - che un anno dopo avrebbe mandato in pensione il manufatto più antico.
La foto (nella didascalia d’epoca si legge “Ponte sull’Adda a Lodi costrutto nell’anno 1863”) riporta anche, a destra, sul pelo dell’acqua, un deposito di sabbia sul quale si scorgono poche sterpaglie: è la base del futuro Isolotto Achilli che, come si può constatare, nel 1863 non esisteva ancora.
Questa immagine, di rilevante importanza per la storia di Lodi, è stata rintracciata dal notissimo collezionista Silvano Bescapè di Livraga, presso il lodigiano Alessandro Zeni. Lo Zeni ben volentieri ha messo a disposizione la fotografia, il cui originale ovviamente non è in buonissime condizioni. Sta di fatto che Silvano Bescapè è riuscito ad operare un suo ingrandimento, su pannello, che è esposto al pubblico nelle sale del Museo di Cavenago d’Adda.
Nella foto piccola di questa pagina è invece possibile ammirare la riproduzione di una cartolina risalente a un secolo fa. È la fotografia dipinta a mano - pure di proprietà di Silvano Bescapè - che riproduce il trenino funzionante a carbone e proveniente dal Cremasco, mentre transita sul ponte dell’Adda.
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