Il regalo di Elena Cazzulani a Lodi:

un salotto dove vivere la letteratura

Il termine “salotto” contiene in sé come un sapore d’altri tempi, l’idea di un ambiente ovattato dove dedicarsi all’arte della conversazione, magari, perché no, un po’ frivola («fare salotto»). Se poi aggiungiamo l’aggettivo “letterario”, siamo ricondotti addirittura all’inizio dell’Ottocento, ad esperienze europee, come quella della nobile e colta Madame de Stal, attorno alla quale si raccoglieva il meglio degli intellettuali che oggi diremmo “progressisti”, per lanciare una nuova idea di cultura, svecchiando quella della tradizione. Ma un “salotto letterario” è ancora vivo anche nella Lodi del 2011, ed è l’associazione culturale fondata trent’anni fa dalla scrittrice lodigiana Elena Cazzulani, che sotto la guida di Marisa Filiberti, oggi continua la sua attività di promozione e scambio di esperienze artistiche e culturali, aperta a chiunque desideri farne parte. A illustrarcene l’attività è Alberto Raimondi, medico per vocazione e professione, cultore d’arte e di letteratura per passione, e anima delle attività del “salotto” lodigiano, al quale chiediamo prima di tutto cosa resta oggi dello spirito originario di questa istituzione. «All’inizio - spiega Raimondi - il salotto era tale anche di fatto, perché le riunioni si svolgevano proprio in casa di Elena Cazzulani, dove sia l’ambiente, sia lo spirito che ci animava richiamavano i salotti ottocenteschi: il piacere era quello di conversare, di affrontare temi culturali in un ambiente di particolare piacevolezza. Oggi siamo ospiti di ambienti più istituzionali: i locali dove si svolgono le riunioni sono messi a disposizione dal Comune di Lodi. Quello che resta è lo spirito di partecipare agli altri idee, esperienze di lettura, esperienze artistiche che possono costituire uno stimolo o essere condivise». In che modo un’associazione come la vostra può essere di stimolo alla vita culturale cittadina?«Organizzare eventi culturali per la città non è il nostro scopo primario - continua Alberto Raimondi -. Il nostro proposito è di presentare o fare emergere dei talenti presenti nel territorio, che desiderano avere un momento di maggiore visibilità. Ci interessa vedere se nell’ambito artistico locale esistono esperienze che non sono sotto i riflettori della cronaca, ma che riteniamo ugualmente significative».La dimensione dell’attività del “salotto” è solo locale?«Prevalentemente sì: i nostri aderenti appartengono soprattutto al territorio della provincia, con qualche sconfinamento verso Melegnano e nel Pavese. Abbiamo però contatti e scambi con altri gruppi analoghi anche lontani. Ultimamente siamo in contatto con un gruppo di Bari che nel. panorama della cultura meridionale rappresenta una realtà interessante. Per ora la collaborazione consiste in una presenza reciproca sui rispettivi “fogli” letterari: il nostro gruppo è presente con una rubrica fissa sul loro quadrimestrale di letteratura intitolato La Vallisa, e da parte nostra ospitiamo sul nostro notiziario recensioni o articoli che loro ci inviano». A proposito dell’attività editoriale dell’associazione, Raimondi ricorda le antologie uscite in occasione del primo e del secondo decennale del “Salotto” (rispettivamente nel 1990 e nel 2000), e poi quella, in anticipo di due anni sul trentesimo anniversario, uscita in occasione delle celebrazioni per gli 850 anni di Lodi, nel 2008. «“Infine - ricorda Raimondi con commozione - l’ultimo omaggio che abbiamo voluto dedicare a Elena Cazzulani nel 2005: una pubblicazione che fece in tempo ad arrivare nelle sue mani, poco prima della sua scomparsa». Quanto alle ospitalità offerte dal Salotto a personalità letterarie, «gli incontri di quest’ultima stagione sono stati con Benedetto di Pietro, con il musicista Dante Vanelli, con Pietro Terzini, poeta e pittore, che ha presentato un Cd in cui si fondono queste due esperienze; infine Fausto Pelli e Adriana Santoro. Dopo la pausa estiva, gli incontri riprenderanno, magari per ospitare qualche artista dell’associazione barese con cui siamo “gemellati”, se saranno disponibili». In un momento in cui c’è chi non perde occasione per ricordare che “la cultura non si mangia”, ha ancora senso un’associazione che ha come scopo esclusivo la promozione della cultura?«La cultura è soprattutto una passione, ed è giusto renderla condivisa. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di aprire la nostra associazione a tutte le esperienze. Non è necessario nessun requisito per entrarvi; tra i nostri associati abbiamo anche elementi che hanno una produzione sul versante naif molto pregevole. L’importante è che tutti, pur con limiti diversi, provino piacere nel partecipare a questo grande valore che la cultura nella vita di un uomo può rappresentare».

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