Quando due universi di bellezza si incontrano: sabato sera il Tempio civico dell’Incoronata, inarrivabile gioiello d’arte cittadino, ha fatto da sfondo allo straordinario talento di Odair Assad, una vera leggenda nel campo della chitarra classica. Tantissimi gli spettatori (molti dei quali arrivati da fuori provincia) che hanno assistito al concerto del musicista brasiliano, terzo appuntamento della Stagione internazionale di chitarra classica organizzata dall’Atelier Laudense con la collaborazione di Comune, Provincia e Fondazione Banca Popolare di Lodi. Sul palco nella posizione tipica dei chitarristi popolari, senza poggiapiede né supporti, Assad ha deliziato il pubblico con un lungo omaggio alla sua terra d’origine, il Brasile, con un solo sconfinamento nell’Argentina di Piazzolla. Il concerto si è aperto con Heitor Villa-Lobos, nel richiamo esplicito alla musica popolare brasiliana dello Schottish-chôro, del Valsa chôro e del Chôro n°1. A seguire, Invierno Porteño di Astor Piazzola ha saturato il Tempio di sonorità argentine incalzanti e melanconiche, valorizzate da un’interpretazione impeccabile, ritmata ma intensa. L’etnicità carioca, e molto jazz, di un Lamento di Pixinguinha ha riccondotto poi gli spettatori ai suoni brasiliani, rinvigoriti quindi dalle pagine piene di struggente «saudade» di Anibal Augusto Sardinha. La prima parte del concerto è terminata sulle note di Memoria e Fado e Frevo, di Egberto Gismonti, scritti appositamente per Odair Assad: si tratta di musica più spiccatamente “colta” e novecentesca, di pregevole fattura e decisamente gradevole. Nella seconda parte il chitarrista brasiliano ha eseguito solo brani scritti per lui. Per iniziare, La Sonata del Caminante del cubano Leo Brouwer, composta nel 2007 e inserita dal chitarrista nel suo ultimo album. Il concerto è proseguito con un brano di Kevin Callahan: Old friends, bella pagina di musica moderna e vagamente post-impressionista, ed è terminato con una composizione del fratello Sergio, Seis brevidades, splendida serie di acquarelli, in cui le sei corde dipingono paesaggi pieni di gioia di vivere e di vaga nostalgia.
Richiamato in pedana da scroscianti applausi, il maestro ha concesso due bis: il Vals venezolano n°3, Natalia di Antonio Lauro e la famosissima Sons de Carrilhões di Joao Pernambuco. Assad si è detto felicissimo dell’accoglienza ricevuta in città e aver apprezzato in modo particolare la cucina locale e la simpatia della gente. Molto soddisfatto anche il direttore artistico dell’Atelier, Mario Gioia: «Purtroppo molti spettatori non hanno trovato posto - le sue parole -, ma in città non esiste sala contemporaneamente compatibile con il suono raccolto della chitarra e sufficiente a contenere gli appassionati accorsi da mezza Italia». Il prossimo concerto della Stagione si terrà il 15 giugno presso il coro affrescato di Santa Chiara Nuova: in scena il chitarrista russo Vladimir Gorbach.
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