La luce dentro una lattina per fotografare il tempo immobile della pandemia
Lo straordinario progetto fotografico del “nostro” Federico Gaudenzi
L’occorrente è di semplice reperibilità, l’idea è geniale. Qualcuno, forse, nelle scorse settimane, si è accorto della “strana” presenza di lattine attaccate con lo scotch o fascette a pali, alberi, balconi e davanzali in giro per la città. Nessun atto vandalico, nessuna bizzarra performance artistica contro il consumismo: si tratta di rudimentali macchine fotografiche a foro stenopeico. L’autore del progetto, realizzato durante il lockdown autunnale, è Federico Gaudenzi, giornalista, fotografo e videomaker che da diversi anni collabora con il “Cittadino”. «Sulla lattina ho inciso un piccolo foro che funziona da obiettivo e all’interno ho messo della semplice carta fotosensibile in bianco e nero – racconta -. Ho quindi lasciato l’otturatore aperto per tutta la durata del lockdown, con l’obiettivo di creare solargrafie, ossia foto che registrano il passaggio del sole nell’arco di più giorni». L’effetto è stupefacente: la tecnica restituisce immagini in cui il legame tra luce, tempo e paesaggio viene “impresso” in una modalità impossibile altrimenti.
«Da diverso tempo architettavo un esperimento simile, ho pensato che il lockdown fosse il momento giusto. La foto più riuscita è quella scattata alla Ciclofficina nel parco di via Fascetti perché restituisce l’intero tracciato del sole. Alcune immagini, dopo il passaggio allo scanner e l’inversione, diventano blu, oppure violacee: ogni volta è una sorpresa. È una tecnica che riporta a un altro tempo della fotografia».
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