
LA MOSTRA “La deposizione” di Tintoretto diventa una sfida al Diocesano di Milano
Il capolavoro del pittore veneziano “a confronto” con quattro artisti contemporanei: Jacopo Benassi, Luca Bertolo, Alberto Gianfreda e Maria Elisabetta Novello
Da qualche anno è consuetudine del museo Diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano celebrare la santa Pasqua con l’esposizione in prestito di una grande tela che raffiguri uno dei momenti della Passione di Cristo. Appuntamento che, come detto, si ripete anche quest’anno con il prestito da parte delle Gallerie dell’Accademia di Venezia di uno dei capolavori di Tintoretto; di quel genio “tutto veneziano” (sempre utile in chiave falstaffiana la frase, forse mai pronunciata, di Ruskin: “Tutta Venezia è Tintoretto”). Di lui, infatti, si può ammirare (e sostare in profonda meditazione, grazie all’illuminante tono caravaggesco dell’allestimento di Alessandro Colombo e Paola Garbuglio, architetti habitué del museo) fino al 25 maggio prossimo “La deposizione”, opera-perno di una più correlata mostra, sempre al Diocesano meneghino, dal titolo “Attorno a Tintoretto. La deposizione. Quattro artisti contemporanei sfidati da un capolavoro”.
A curare questo dialogo tra passato e presente sono Nadia Righi, Giulio Maineri Elia e Giuseppe Frangi, autori di alcuni dei saggi e interventi contenuti nel bel catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore. Proprio su questo confronto si delineano le priorità di visione del capolavoro tintorettiano, le cui influenze e relazioni si irradiano non solo nel futuro, ma anche in ambiti di poco meno coevi all’artista, soprattutto nella possanza figurativa dei personaggi del gruppo rappresentato, di netta ascendenza michelangiolesca. Al di là del significato simbolico e spirituale e del messaggio religioso, è rivelatore, di quanto quest’opera sia stata osservata anche dalla contemporaneità, il criterio con cui sono stati selezionati i quattro artisti sfidanti: Jacopo Benassi, Luca Bertolo, Alberto Gianfreda e Maria Elisabetta Novello. Infatti, nelle rispettive differenze, si è privilegiato l’atteggiamento con cui costoro si sono avvicinati alla Deposizione, isolandone o ricreandone atmosfere e sentimenti autobiografici, luttuosi, episodici o frammentati nella caducità e ricomposizione dei linguaggi volatili o materici di ogni singolo lavoro.
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