LA MOSTRA Obiettivo sulla Grande Brera

Il progetto milanese prende vita

Nell’inaugurazione e successiva apertura a Palazzo Citterio, ultimo tassello per la costruzione della Grande Brera, s’intrecciano i destini i due uomini. Il primo, Franco Russoli, che l’aveva sognata cinquant’anni fa e testimonianza postuma sono gli articoli scritti tra il 1974 e il 1975, raccolti in un libro dal titolo altamente significativo, Senza utopia non si fa la realtà (e allora a Milano tali desideri erano il propellente per teatro, musica, persino politica); il secondo, Gennaro Sangiuliano, giornalista prestato alla politica e caduto in disgrazia la scorsa estate per comprensibili e umanissime debolezze, che l’ha sostenuta attraverso l’azione del Mibac e del direttore della Pinacoteca milanese Angelo Crespi. E tra i meriti dell’ex ministro, volenti o nolenti e al di là delle controversie che hanno segnato il percorso di realizzazione vi è anche la mostra sul Futurismo alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Insomma, due progetti non da poco che forse ne determineranno a posteriori il giudizio sul suo operato. Ma è la Grande Brera a tener banco con l’esposizione a Palazzo Citterio di due delle collezioni più importanti donate alla città: la collezione Vitali (interessante lo spicchio di reperti archeologici) e la collezione Jesi che in anni ormai lontani avevano avuto una visibilità parziale in mostre tenute a Palazzo Reale, soprattutto nei sondaggi dedicati ad alcuni capolavori di Boccioni. E ancor più a Morandi e a De Pisis, tenutari nel serpentone delle stanze della magione di spazi monografici tutti per sé. Ovviamente, l’elenco degli artisti presenti è impressionante e nel mazzo vale la pena estrarre, oltre ai soliti noti, Picasso, Modigliani, Braque, i pittori della prima scuola romana (Mafai, Raphael, Scipione), il dittico femminile di Boldini, il cartone del Quarto Stato, i ritrattini zavattiani. Questo nei piani di mezzo, dove si estende la collezione permanente (il progetto è di Mario Cucinella, autore con il suo studio anche della struttura lignea posta nel cortile riproducente un particolare dello Sposalizio della vergine di Raffaello; mentre l’ultimo piano e l’ipogeo “brutalista” progettato da James Stirling sono destinati ad allestimenti temporanei). Nel caso specifico: una personale di Mario Ceroli e l’evoluzione dal ’700 a oggi del complesso breriano, curato da Luca Molinari.

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