Cultura
Giovedì 12 Luglio 2012
La musica, una questione di famiglia
Borali: la passione si tramanda da due generazioni
Un’onda concentrica, una spinta centrifuga di amore per la musica, con epicentro nel capofamiglia e propagazioni forti e ineludibili a coinvolgere figli e nipoti. È uno dei modi in cui si può metaforicamente fotografare la storia della famiglia Borali: sei elementi, bimbi (per ora) esclusi, che danno lustro alla città di San Donato con il loro indefesso amore per la musica, per l’arte, per la bellezza.
Papà Primo è l’apripista della passione musicale che pervade, oggi, i Borali tutti: clarinettista di fama, ha suonato nell’orchestra della Scala e in quella della Rai di Milano. Originario dell’Emilia, nel 1965 si è stabilito nella città dell’Eni, dove ora risiedono anche tutti i figli. «Ha iniziato a suonare per primo in famiglia, seguendo la sua irrefrenabile passione - spiega le figlia Rita -. Molto concreto nelle scelte di vita, ma perennemente con la musica in testa: quando studiavo, mi è capitato di incontrarlo nei corridoi del conservatorio, dove insegnava. Una volta l’ho salutato con un “ciao”, e ne ho ricevuto un “buonasera” come risposta: sempre sovrappensiero, non mi aveva riconosciuta».
Un amore travolgente, quello di papà Primo per la musica, una passione tanto forte da riverberarsi intatta sulla generazione successiva. La moglie Valeria, pianista, conosciuta sulla scena di un concerto. Per i figli Chiara, Francesco e Rita, studi di conservatorio fin da piccoli: pianoforte, violino e violoncello. Francesco a undici anni già vinceva i primi concorsi internazionali. Ora insegna alla Civica scuola di musica di Milano, e nel frattempo gira per il mondo coi Solisti veneti e collabora con la Filarmonica della Scala. Rita è professoressa di filosofia nei licei e docente nella sandonatese scuola civica di musica: «Il primo anno di università non ho dato esami - racconta -, perché mi sono diplomata al conservatorio. L’anno dopo sono rimasta ferma per una tendinite: mi sono messa in pari con tutti gli esami dei due anni. Ero abituata a conciliare conservatorio e liceo». Non è tutto: papà Primo e i tre figli, insieme a Fatlinda, moglie di Francesco, violinista anch’essa, non perdono occasione per suonare insieme, vestendo i panni dell’ensamble Borali: «Un bel modo di stare insieme», secondo Rita, nonché l’occasione per Primo di dare ulteriore dimostrazione della propria tenacia in ambito musicale: «Caratterialmente è garbato, gentile, mite. Però, quando si suona, è esigentissimo: finché non è perfetto si ripete». Per i cinque piccoli di casa, tra i figli di Rita e quelli di Francesco, lezioni di musica impartite naturalmente in famiglia. Nessuna pressione però: «L’importante è che loro siano felici - chiarisce Francesco -. Ognuno poi trova la sua strada, arriva un punto in cui le scelte si fanno scegliere». Tanto più che, in periodo di crisi, puntare tutto sulla carriera musicale «sarebbe miope - secondo Rita -. Tuttavia, proprio la bellezza può essere l’arma giusta per combattere le difficoltà. La realtà dei cori ad esempio è particolarmente interessante: c’è tanta gente che si mette in gioco dopo una giornata di lavoro, va in cerca della bellezza. Ciò dimostra che il suo bisogno è forte». Una ricerca di bellezza che, nell’appartamento dei Borali, si fa palpabile nelle note di Riccardo, figlio di Rita, intento a studiare il clarinetto con il nonno, nella stanza accanto: la terza generazione di musicisti Borali cresce a pane e spartiti, solo il tempo dirà se l’onda d’urto della sconfinata passione di Primo vivrà una nuova stagione di gloria.
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