L’Adda da Lecco al Po, in mongolfiera

Il territorio lodigiano e il fiume come non li avete mai visti

C’è chi osserva l’erba dalla parte delle radici e chi ammira l’Adda dall’alto di una mongolfiera. Scattando fotografie. Foto riprese a un’altezza particolarissima, perché dove vola una mongolfiera non arriva nessun altro, sta a metà strada tra l’elicottero e gli aerei da turismo. Un patito della mongolfiera è il trevigliese Mario Donadoni, autore di diverse mostre sul paesaggio lombardo e in particolare sui suoi corsi d’acqua.

Racconta il Donadoni che sembra uscito dai libri di Giulio Verne: «La mongolfiera con il suo cesto dal quale la vista spazia a 360° mi ha consentito di effettuare riprese panoramiche con angoli di veduta superiori a 180° e riprese che implicano l’uso del cavalletto e una posa lunga: mi ha permesso anche immagini impossibili da realizzare diversamente. La velocità di crociera mi ha consentito inoltre una tranquillità di indagine difficile da ottenere con altri mezzi».

E così il Mario Donadoni ha mongolfierato sull’Adda, e l’ha seguita per tutto il suo percorso, da Olginate fino a quando va a sposarsi nel Po. Ha scattato migliaia di fotografie, una più bella dell’altra, cogliendo aspetti del fiume che solo un bergamasco di pianura dotato di acume, spirito avventuriero e intelligenza che rasenta l’allegra pazzia è capace di assaporrare. Foto stregate, che ti ammaliano. Neppure «Il Cittadino», nel suo gigantesco atlante del Lodigiano scattato dall’alto, riuscì a fare altrettanto. E il Donadoni ne avrà migliaia, di queste immagini.

Ma la favola non finisce qui, perché c’è un editore che vede gli scatti, se ne innamora e ne tira fuori un libro fotografico da mozzafiato. L’editore non è uno di quelli della mutua, ma è la storica Hoepli, i cui volumi li trovi anche nelle librerie specializzate di New York. Il libro è quanto di meglio poteva essere partorito.

Due gli aspetti positivi.

Il primo. Donadoni non si limita a scattare foto, riempie il libro di testi. Tutti

suoi. Scritti in modo intelligente e accattivante. Dal canale Muzza al ponte di Lodi dove Napoleone si immaginò imperatore, dai pozzi di metano di Caviaga alle vicende del lago Gerundo e del drago Tarantasio, ci accompagna nel grande affresco della nostra terra nella quale l’Adda ha inciso come una madre. Altrettanto importanti le didascalie, ricche ma leggere come una piuma.

Il secondo aspetto, ugualmente rilevante. Un volume artistico di questa bellezza diventa uno strumento eccezionale per la promozione del Lodigiano bagnato dall’Adda, per raccontare le bellezze del fiume e le caratteristiche dei centri abitati che sorgono lungo le sue rive.

Una punta d’amarezza: sfogliando le pagine, nonostante la presenza del Parco dell’Adda, ci pare che in questi anni altre distese di boschi siano scomparse per far posto al mais. Chi ha autorizzato i tagli - giusto farlo, perché i pioppeti non sono eterni - dovrebbe procedere con un serio controllo se agli abbattimenti sono seguiti i reimpianti.

Davvero bravo il Donadoni, capace di regalarci un’Adda mai vista. Un’Adda scritta con l’apostrofo, perché da noi l’Adda è femmina, e se qualcuno dice che i fiumi sono maschi e tale è dunque l’Adda, allora avete già capito tutto. Quello lì non è nato nel Lodigiano. Date retta a me, non ne vale la pena, lasciatelo parlare da solo, e che la peste lo colga.

Ferruccio Pallavera

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MARIO DONADONI, L’Adda da Lecco al Po, Hoepli Editore, Milano 2011, pp. 190, 39 euro

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