kuvMmnlLIbgPRIMA VISIONE “L’avvocato” è un uomo che non può più tornare indietro. Ha fatto una scelta (sbagliata) e ora si trova al bivio tra due mondi, che non gli appartengono in egual misura. Non sappiamo nemmeno il suo nome, sappiamo solo che la brama di denaro lo ha portato sulla strada sbagliata e ormai non ha più modo di cancellare le colpe per tornare sui propri passi. Elegante e ricco si muove su un campo minato con la grazia di un elefante, va in giro con un’auto sportiva e una promessa sposa bellissima al fianco, mentre intreccia affari loschi con un cartello di trafficanti di droga al confine con il Messico. Apparentemente incurante delle conseguienze delle proprie azioni. Inconsapevole forse («o stupido» come lo apostrofa a un certo punto uno dei soci malavitosi), certo inadeguato alla situazione. Impreparato quando il conto, puntuale, gli verrà recapitato e trattandosi di un personaggio frutto della fantasia di Cormac McCarthy è facile immaginare quanto questo sarà salato e, soprattutto, inevitabile.
C’era un’attesa enorme attorno a The Counselor - Il procuratore, il film tratto dalla prima sceneggiatura originale scritta per il cinema dall’autore di The road e di Non è un paese per vecchi. Con la sua firma, ancora più di quella del regista Ridley Scott, in grado di attirare l’attenzione e la passione del pubblico cinefilo. A questa, e a quella del regista di Blade Runner, si potevano poi avvicinare i nomi di Michael Fassbender, Brad Pitt, Javier Bardem, Cameron Diaz e Penelope Cruz ingaggiati in un cast di stelle per convincere anche i più distratti.
«Non si sfugge alle proprie scelte» ammonisce a un certo punto un boss filosofo che cita Antonio Machado e commercia droga, rivolgendosi all’avvocato, e attorno a questo nodo dovrebbe svolgersi tutto il nucleo di un film molto parlato e pretenzioso che finisce soprattutto per lasciare l’amaro in bocca. A una prima parte completamente “sospesa”, in cui le azioni dei protagonisti preludono all’esplosione di un dramma, che sembra però da tutti inatteso, segue una seconda in cui i nodi vengono al pettine, in cui il destino deve compiersi secondo lo schema narrativo suggerito sino a quel punto e seguendo le traiettorie della scrittura di McCarthy. Invece quello che capita è semplicemente ciò che ti aspetti: accade che per i protagonisti non ci saranno altro che i guai annunciati (e ampiamente meritati a questo punto) mentre allo spettatore resta una dose un po’ noiosa di sentenze sul senso della vita e delle scelte. Sull’avidità che muove passioni e desideri, con buoni e cattivi che dovrebbero confondersi. Invece sullo schermo i personaggi hanno pochissime sfumature e il regista ci mette poco di suo, girando con i colori e le atmosfere torride che erano care al fratello Tony scomparso nel 2012 (a cui è dedicato il film) senza averne però né il ritmo né la necessaria dose di adrenalina. Il clima “bollente” di ambienti e atmosfere finisce quindi per lasciare freddi e anche la morale su cacciatori e prede, snocciolata nel finale, suona a quel punto irrimediabilmente scontata.
PRIMA VISIONE “L’avvocato” è un uomo che non può più tornare indietro. Ha fatto una scelta (sbagliata) e ora si trova al bivio tra due mondi...
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