“Le stelle” un anno dopo: poesia al tempo del Covid
Il giovane Ermanno Merlo ha presentato la sua seconda raccolta di versi scritti durante il lockdown
Si avverte un contrasto forte in Ermanno Merlo: da una parte il sedicenne solare e sorridente, aperto e disponibile con tutti, dall’altra un giovane con l’animo tormentato da una sensibilità rara, che si esprime in poesie fatte di poche parole e tanti silenzi.
Il giovanissimo autore lodigiano ha pubblicato il suo secondo libro, in quello che è un piccolo anniversario personale dentro il grande anniversario della storia con la “S” maiuscola, quella della pandemia. Un anno fa, infatti, mentre Codogno viveva lo smarrimento del primo incontro con il virus, a Lodi Ermanno Merlo presentava “Borse di stelle”, nella libreria Sommaruga affollata.
In questi dodici mesi, senza perdere d’occhio le stelle, Merlo si è confrontato con un universo diverso, quello della casa, della chiusura, del lockdown, si è confrontato con la difficoltà di incontrare gli altri e di sfuggire a se stessi. Ne è nato “Nel tempo della casa”, che racconta la pausa obbligata nelle nostre vite, ma anche la voglia di rimettersi in strada, di guardare ogni giorno come un cammino che, se non conduce lontano, conduce quantomeno in profondità. In copertina, una casa diventa una scarpa, le fondamenta diventano suole che si muovono, e le poesie si trasformano in pagine sussurrate di un diario di viaggio che si muove tra luoghi, persone, emozioni. E sempre, in ogni poesia, c’è un crescendo lirico pronto a sciogliersi nell’ultimo verso o negli ultimi due, che diventano chiave di lettura, di riflessione e sentimento, e fanno scomparire tutto il resto della pagina come fosse un fumo vano.
Non i poeti francesi, mielosi, da cuore infranto, non Montale e gli italiani di una volta, non i poeti beat che hanno infiammato altre generazioni, ma nemmeno gli autori contemporanei: «Il mio riferimento è Emily Dickinson» ha ammesso in modo sorprendente Ermanno Merlo che sabato scorso si è recato alla Biblioteca Tutto il Mondo, un luogo cui è particolarmente legato, per donare copia del suo libro. Insieme a lui, Giacomo Camuri del Laboratorio degli Archetipi, che ha scritto l’introduzione alle poesie e le ha ascoltate per primo, confrontandosi con l’autore durante la stesura. «Il confronto con gli altri, secondo me, è sempre qualcosa che arricchisce, e vale anche per la poesia – ha chiarito Merlo -. Ma ci sono alcuni testi che restano solo miei, che non leggo a nessuno, che lascio a sedimentare magari per il futuro».
La speranza, infatti, è che Ermanno Merlo costruisca un percorso di crescita che negli anni lo porti dove merita. Non per sé, ma per tutti, perché il mondo che ci circonda ha sempre più bisogno di vera poesia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA