LIBRI «Due nascite e tre viaggi»: Franco Mussida racconta quel “bimbo con il carillon”

Il chitarrista ha presentato il suo romanzo autobiografico in un’affollata sala Granata a Lodi

Venerdì sera, nella gremitissima sala Granata della biblioteca Laudense di Lodi per il primo appuntamento de “I venerdì dell’arte a Lodi”, la protagonista è stata la musica. Di questa forma d’arte che si esprime attraverso i suoni ne ha parlato Franco Mussida, musicista e compositore, uno dei fondatori della PFM, la Premiata Forneria Marconi, nonché oggi pittore e scultore. La bella scusa per incontrarlo non è stata la presentazione di un concerto ma del suo romanzo autobiografico “Il Bimbo del Carillon” (Salani Le Stanze – 400 pagine – 20 euro). «Questo libro svela le esperienze di un bimbo che scoperto un carillon sceglie le orecchie per orientare la sua vita – racconta nel dialogo con Cristiano Brandazzi, caporedattore cronaca del “Cittadino” – L’idea è nata d’istinto nel 2012, l’anno in cui iniziai a scrivere degli effetti della musica sulla struttura emotiva della gente. Volevo osservare l’evoluzione di un rapporto con i suoni che fin da piccolo mi si sprigionavano dentro dicendomi che custodivo un altro pianeta».

Ma in verità, le emozionanti quasi due ore di chiacchierata iniziano con l’augurio in musica da parte di Mussida per un Anno Buono, «sperando che le cose migliorino anche se sembrano peggiorare». Si continua con la lettura della prima pagina del libro, “sono a casa mia nella Milano di periferia. In una famiglia dignitosa che faceva fatica a campare – specifica -. Un bambino di anno e mezzo gattona e gioca con quello che trova. A un certo punto sente un suono e si avvicina. Gli occhi si aprono e percepisce per la prima volta: la meraviglia. Io mi sono sposato con la musica, tanto che invece di fare i compiti di scuola scrivevo testi di canzoni. Prima dei 30 anni il lascito genitoriale sparisce e se ne va una parte di te. Devi avere il coraggio di vivere e scoprire». Anche l’incontro con la sua compagna e poi moglie Loredana Pezzoni, nel 1967, avviene all’insegna delle note, durante una festa a Lodi. «La conosco da 57 anni: sono un uomo di spettacolo e lei è uno spettacolo nello spettacolo». Il libro racconta anche la vita da star di Mussida. «Sinfonia, armonia e tempo. La musica è un dono infinito che tocca tutte le parti dell’essere umano e le fa vivere – continua -. Sono un amante dello sport e una canzone si può paragone a una partita. Il gol può anche non arrivare ma restare come un’emozione sotto traccia». Poi Mussida prende la chitarra e inizia a suonare: nell’emozionato silenzio della sala esplode tutta la forza della musica. Non si può però evitare di confrontare il presente con il passato. «La mia generazione ha vissuto un periodo incredibile in cui è stato un fiorire di emozioni. Un periodo magico in cui governava la speranza con l’idea di poter cambiare qualcosa. Adesso invece facciamo fatica a vivere, in questo grigiore e rabbia non capiamo più chi abbiamo davanti. Ci serve la coscienza del sentire non la malattia dell’io. La PFM è nata perché abbiamo ragionato insieme». Uno dei più grandi successi firmati da Mussida è “Impressioni di Settembre”, un brano mitico e nel cuore di tanti italiani. All’invito di suonarla, dice no: «Ho fatto una promessa a me stesso, di occuparmi del mio futuro. Non voglio tornare a immaginare quello che eravamo ma quello che siamo». L’oggi di Mussida sono gli allievi della sua scuola di musica, il CPM Music Institute, le persone in comunità e istituti di pena e i migranti. La musica non mente mai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA