LIBRI Franco Forte alle radici dell’ascesa di Giulio Cesare

Il nuovo romanzo storico dell’autore lodigiano in uscita il 10 settembre ma già prenotabile sulle piattaforme online

Roma, anno 58 a.C. Il destino della Città Eterna si gioca sempre più lontano dal foro: a muovere le pedine è il triumvirato di Marco Licinio Crasso, Gneo Pompeo Magno e Gaio Giulio Cesare, i tre uomini più potenti, uniti e insieme divisi da una complicata ragnatela di interessi. Quando esplodono le tensioni nella vicina Gallia, è Cesare a promettere una soluzione definitiva: per il Senato, il suo trasferimento è l’occasione di allontanare l’ex console dagli occhi della popolazione e spegnerne il crescente consenso; per i colleghi triumviri, rappresenta la possibilità di giocarsi il comando di Roma in una partita a due. Ma Cesare non è un parvenu della politica: riconosce di essere il lato debole del triangolo, non avendo il denaro di Crasso, né i successi militari di Pompeo. Sa altrettanto bene, però, che la situazione può ribaltarsi in fretta, e i popoli da conquistare oltre le Alpi paiono il palcoscenico ideale per provarci… Inizia così una delle campagne militari più leggendarie e cruciali della storia, otto anni di polvere, ferro e sangue, descritti dallo scrittore lodigiano Franco Forte nel suo nuovo romanzo, “L’alba di Cesare – Il romanzo del De bello gallico” (Mondadori), in uscita il 10 settembre ma già prenotabile sulle piattaforme online.

«Giulio Cesare è, da sempre, uno dei miei personaggi storici preferiti – racconta Franco Forte, nome noto anche ai lettori del “Cittadino” dove tiene la rubrica “Sassi di carta” dedicata al mondo dell’editoria -. Ho letto tutto il “De bello gallico”, un libro molto complicato, del quale sono note solo alcune parti che spesso venivano date da tradurre al liceo. Si tratta di un testo che mi ha sempre affascinato. Narra una storia incredibile, epica, con molteplici risvolti e sfumature e che riporta il punto di vista di Giulio Cesare. Il “De bello gallico” è una cronaca: ho sentito l’esigenza di raccontare questa storia come un romanzo».

militari e politici. Pur essendo il comandante supremo, ha sempre combattuto in prima persona di fianco ai suoi uomini, rischiando la vita più volte. Considerava tutti i soldati, anche il più umile, suoi commilitoni. La decima legione era disposta a qualsiasi sacrificio per lui. Non è mai indietreggiato di un centimetro».

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