LIBRI Maietti, il calcio e le parole: «Ecco la mia vita con Brera»
Il giornalista e scrittore ha presentato il suo ultimo lavoro
Dalla trama del suo ultimo libro sono molti i volti di Gianni Brera ad emergere. Istrionico giornalista sportivo, romanziere poco fortunato, poeta nascosto, padre professionale ma soprattutto Papa Lombardei. «Questo per due motivi. “Papa”, è dovuto alla sua somiglianza negli ultimi anni di vita con Hemingway, che amava farsi chiamare in questo modo. “Lombardei” è tedesco. Descrive l’amore di chi, prima di essere italiano, si sentiva padano. Ma non era leghista». Non ci poteva essere spiegazione più chiara di quella di Andrea Maietti, bassaiolo di Cavenago d’Adda, autore di “Papa Lombardei. Una vita con Gianni Brera” (ed Mimesis), in cui l’ex professore liceale racconta, tra ricordi, vicissitudini e stralci di dialogo il suo rapporto di amicizia con Gianni Brera.
«Tutto nasce nel 1965 quando gli scrissi una lettera - ha raccontato Maietti, in un colloquio con il giornalista Aldo Papagni che è servito, martedì pomeriggio alla sala Bipielle arte, a fungere da presentazione del volume -. Lui mi invitò a casa sua, preparammo un risotto, io grattugiai il formaggio, quello delle nostre parti, che per Brera era il migliore. Poi parlammo di tutto ma non di calcio». Una vocazione, quella di scrivere per il pallone, che serviva a Brera come pretesto per parlare di valori, di amicizie, di cultura, di letteratura. «Raccontava le partite, più che descriverle - ricorda Maietti -. Riusciva a sovvertire anche le immagini televisive. Una volta descrisse una presa alta del portiere Albertosi come se stesse parlando di Miguel De Cervantes. C’era chi, il lunedì non aspettava altro che le sue cronache per capire come avrebbe interpretato gli incontri della domenica».
Brera era nato a San Zenone al Po, un paese che Maietti, definito dallo stesso giornalista come il suo biografo ufficiale, spiega avere alcune caratteristiche in comune con Cavenago d’Adda: «Cavenago io lo chiamo Costaverde, c’è una parte alta e una bassa. Anche Brera è cresciuto in un luogo simile. Dai suoi racconti traspare una giovinezza paesana e irrequieta. Poi viene messo in riga dalla sorella e si laurea in Scienze politiche. Lo ricordo come un uomo generoso, dalla scrittura straordinaria, ma anche molto caustica, come quando diede del cane ad Adriano Fedele, terzino dell’Inter».
La presentazione del libro, organizzata dalla Fondazione Banca Popolare di Lodi, ha visto i saluti iniziali del suo presidente Guido Duccio Castellotti e del sindaco di Lodi Andrea Furegato. Il ricavato delle vendite del volume è stato destinato all’emporio solidale Don Olivo Dragoni di Lodi.
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