LIBRI Parole e solidarietà “un km dopo l’altro”: il diario di viaggio di Alessandro Bulgarini
Fino a Capo Nord con l’adesivo dell’Admo sulla tuta: «Il messaggio che volevo dare è che se fai del bene, il bene ritorna indietro»
Nella vita ha disegnato i vasi della nutella, va in moto e, soprattutto, ha un cuore grande. Un cuore che ha permesso ad Alessandro Bulgarini, 45 anni, di San Martino in Strada, di arrivare da solo fino a Capo Nord in motocicletta con il distintivo dell’Admo addosso. Bulgarini lavora a Codogno, è un disegner, un creativo, ma non è mai stato uno scrittore. Eppure, ha raccolto l’esperienza di quello che lui e gli altri bikers definiscono “il viaggio” nel suo primo libro intitolato “Un km dopo l’altro. Volevo solo andare lassù con un adesivo attaccato alla moto” e in vendita su eBay.
Si tratta di una sorta di diario, fresco, semplice, diretto, trasparente e accattivante. Che fa emergere quello che secondo lui è lo spirito vero del motociclista: viaggiare, mettersi alla prova perché intanto, «anche se sei da solo, da solo non sei mai». A colpire nel libro, infatti, sono soprattutto gli incontri di “Ale” con gli altri, come quello con l'automobilista di fronte al golfo di Gibilterra che, guarda caso, era italiano, di Modena e la sua azienda aveva come fornitore proprio quella del nostro Alessandro.
Il libro si apre e si chiude, a chiasmo, con il viaggio verso Capo Nord, 8mila 700 chilometri in 3 settimane, che aveva l’obiettivo di portare in giro per il mondo il messaggio della donazione di midollo osseo, mentre al centro racconta, con lo stesso entusiasmo, di tutti gli altri viaggi: dalla Sardegna, al Lazio, Birkenau, Auschwitz, poi la Spagna e quell’incontro con Adry che ancora oggi è un suo amico sotto la statua di Mazinga Z, a Tarragona. «A pensarci - dice - mi emoziono ancora adesso».
Tra i personaggi principali del libro figurano la sua Jarvis, la moto, una Yamaha Tracer7, con la quale il sanmartinese parla in continuazione, essendo da solo (o quasi), i suoi guanti con la scritta “Il capo dei briganti” e il casco di Ironman. Ma ci sono anche Paul Coelho che cita diverse volte, a partire dalla frase: “La vita è davvero generosa con chi vive la propria leggenda personale” ed Henry Ford. “Che tu dica ci riuscirò o non ci riuscirò, avrai comunque ragione” è il suo motto. Bulgarini ci è riuscito ad arrivare fin “lassù”, a scrivere il libro senza essere uno scrittore e anche a incontrare Ethan, il bambino di 8 anni, che corre a Codogno con le mini moto e che 2 anni fa si è salvato, grazie al trapianto di midollo osseo. Anche lui ha un adesivo dell’Admo sulla tuta, proprio come Alessandro.
«In 20 giorni non mi sono mai sentito solo»
«Il messaggio che volevo dare è che se fai del bene, il bene ritorna indietro - commenta -. La frase di Ford è emblematica: è la determinazione che ci porta avanti. In 20 giorni non mi sono mai sentito da solo, neanche quando ero in mezzo al niente, ai boschi della Finlandia: mi sono sempre sentito la persona più fortunata del mondo; anche adesso faccio fatica a ricordarmi che l’ho fatto davvero. Per questo ho scritto il libro per ricordami che l’ho fatto».
Bulgarini mostra una foto di Capo Nord: la sua moto sulla strada di fronte all’infinito. «Guarda - dice - davanti a questo mare non c’è nulla. È questo che mi ha fatto emozionare di più: pensare di essere arrivato lassù e che davanti avevo solo il mare. È stato sfidante e alla fine ho vinto».
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