Lie to me

SIAMO SERIAL: Tim Roth protagonista della serie in onda su La7

La verità è tutta scritta sulla tua faccia. Il “problema” è che lui riesce a leggerla alla perfezione e nel caso tu stia nascondendo un reato o una grossa bugia... non hai speranze di cavartela. Il dottor Carl Lightman è al cento per cento l’anima di “Lie to me” (che si potrebbe tradurre con “dimmi una bugia”), interpretato dal grande Tim Roth: se questa serie tv funziona e piace è tutto merito suo. Lightman-Roth è uno scienziato che studia il linguaggio del corpo e la mimica facciale, uno psicologo della comunicazione non verbale che riesce a capire in modo infallibile quando una persone mente. Spesso collabora con Fbi e giustizia, per questo ha fondato insieme alla sua socia Foster un’agenzia privata, la Lightman Group, un’attività al servizio di istituzioni e cittadini.

Il fatto che “Lie to me” sia stata realizzata dagli stessi produttori di “24” potrebbe rappresentare per molti una garanzia. Nonostante le critiche per una narrazione simile a quella di altre serie tv, le puntate sono spesso curiose e divertenti, soprattutto quando si associa la mimica dei personaggi alle espressioni catturate nel mondo reale sul volto delle star, dagli attori ai cantanti, dai politici agli sportivi.

La figura di Carl Lightman e la storia su cui si basa il racconto s’ispirano al dottor Paul Ekman e alle sue ricerche. Ekman studia da anni il comportamento umano, occupandosi di cinesica, prossemica, semiotica, diventando un vero esperto del linguaggio del corpo. Non a caso è il consulente scientifico della serie tv. Una curiosità: per chi volesse “allenarsi” a diventare come il dottor Lightman, in rete ci sono dei corsi a pagamento, alcuni di questi promossi dallo stesso dottor Ekman, che permettono di ricevere le nozioni relative alle “micro espressioni”.

A proposito di professionisti “fuori dagli schemi” che collaborano con le forze dell’ordine, due suggerimenti: “The Mentalist” e “White Collar”. Nel caso di “The Mentalist”, Patrick Jane mette il suo talento a disposizione di una squadra investigativa, è infatti capace di notare anche il più piccolo e apparentemente insignificante dettaglio, un particolare che si rivelerà fondamentale per risolvere i delitti e mettere insieme i pezzi del puzzle. In “White Collar”, invece, Neal Caffrey è un giovane, spavaldo genio della truffa che si ritrova a lavorare per un agente dell’Fbi, Peter Burke, i casi di cui si occupano riguardano crimini finanziari, furti d’arte, grosse falsificazioni. Burke è stato l’unico ad acciuffare Caffrey dopo una lunghissima caccia; Neal, pur di non restare in prigione, si offre come consulente, chiedendo in cambio la semilibertà.

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