L’inno alla vita di Max Carinelli: una rinascita tra natura e poesia

È uscito “Pantheism”, l’album che chiude la trilogia del cantautore lodigiano che si firma come Letlo Vin

Un inno alla vita. Un disco che parla di bellezza e di rinascita. Dieci canzoni, dieci perle, che si aprono alla coralità, al soul e al gospel, partendo sempre da quella base folk-rock di stampo americano che ha caratterizzato anche i precedenti lavori di Letlo Vin, nome d’arte di Max Carinelli. Il cantautore e chitarrista lodigiano chiude idealmente il cerchio della trilogia iniziata nel 2014 con lo struggente “Songs for Takeda” e proseguita nel 2019 con l’altrettanto intenso “Love was real”: “Pantheism”, il nuovo progetto uscito il 10 maggio su tutte le piattaforme digitali, è un album che attraversa la crisi dell’ultimo anno e mezzo e racconta come la vita abbia sempre l’ultima risposta. «È un disco che si può definire “proattivo” – racconta Carinelli, da anni protagonista sulla scena musicale (in carriera ha suonato anche con Les Urtò, Circo Fantasma e Jenetaimeplus) -. Ho voluto comunicare qualcosa di estremamente vivo: ho abbandonato i temi cupi dei primi due lavori, in cui raccontavo la morte di un amico e la fine di una storia d’amore, e mi sono lasciato trasportare dalla natura, dal senso di bellezza quasi panteistico che ci circonda. Per me il lockdown si è rivelato un momento estremamente creativo». Buona parte dello “scheletro” delle canzoni era già pronto prima della pandemia, «ma poi ho riattualizzato i testi, riversando nei brani tutte le sensazioni provate durante il periodo di chiusura: mi sono concentrato sulle cose belle, ho voluto scrivere un inno alla vita. Ho riassaporato il valore del silenzio e il piacere di una passeggiata in campagna». La prima canzone, “Rise up”, parte in maniera riflessiva ma piano piano si apre: «Il protagonista si trova spiazzato di fronte a tutto ciò che succede, poi però diventa proattivo, una trasformazione sottolineata dal coro finale di matrice quasi gospel». Tra i dieci gioielli contenuti nell’opera spiccano inoltre “Fireworks” e “Slow dancing”, due canzoni d’amore: «La prima gioca sul concetto di fuochi d’artificio, un evento che suscita sempre stupore, la seconda è un’ode alla danza come modo di esprimersi e a volte di sdrammatizzare». “North country plains” è invece la traccia più emblematica: «È il brano più panteistico e in qualche modo cinematografico: rimanda a una passeggiata nei boschi, a un giro in macchina in campagna, musicalmente la coralità è l’elemento centrale». Carinelli ha realizzato l’album in quasi totale autonomia, con l’unico aiuto dell’amico Gianluca Buoncompagni, già sodale nei precedenti lavori e durante l’avventura con i Jenetaimeplus, che ha registrato a distanza le linee di basso.

«Ho suonato chitarra, percussioni, organo, pianoforte, ho fatto i cori. In casa ho creato un piccolo studio di registrazione, la tecnologia ci ha agevolato la vita. Rispetto ai dischi precedenti, “Pantheism” è più immediato, più fruibile, arriva più velocemente. Posso suonarlo dall’inizio alla fine in solitaria. In futuro mi piacerebbe provare a costruire le canzoni partendo dal pianoforte, per vedere dove mi può condurre». Dal vivo quando si potrà ascoltare “Pantheism”? «Ho contatti con alcuni locali, speriamo di tornare in pista per l’inverno: sto cercando adesioni per formare una band». Intanto si può scaricare l’album da tutte le piattaforme digitali: sarebbe un bel regalo, una luce di speranza in questi tempi incerti.

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