Cosa c’entra Marcello Mastroianni con Enrico Berlinguer? C’entra, eccome. C’entrano i “piccoli amori” di Veltroni nella scelta di far aprire il suo film-omaggio sull’ex segretario Pci con il frammento di un’intervista al grande attore di Una giornata particolare… C’entra l’amore per il cinema e c’entra la memoria: il grande attore che cita un antico canto Navajo e dice «Tutto quello che hai visto ricordalo, perché tutto quello che dimentichi ritorna a volare nel vento».
Non solo le parole, anche la storia se le porta via il vento, vero. Possiamo immaginare che alla base dell’idea di Quando c’era Berlinguer ci sia la stessa domanda che si poneva Nanni Moretti sul finale di Bianca: «Io mica lo so cos’è, la mia generazione… So che c’era Ignazio, Maria... io... a un certo punto andavamo tutti in Portogallo... non mi ricordo più perché...». Ecco, ricordare.
Walter Veltroni probabilmente voleva innanzitutto fare questo, realizzando il suo film, personale e commosso, attorno alla figura di Enrico Berlinguer. Ricordare la lezione del grande segretario ma anche ricostruire un pezzo di storia italiana per arrivare a comprendere l’oggi, quello delle interviste montate in testa al film: «Berlinguer chi? Un artista? Uno scrittore… Quello delle canzoni?».
Ammantato di una grande nostalgia, che circonda anche le tribune elettorali più noiose (che rispetto a quelle odierne fanno comunque sempre un figurone...) il documentario prova a raccontare la parabola del segretario più amato del Pci, attraverso immagini di repertorio e commenti fuori campo, con la voce stessa del regista che interviene in alcuni passaggi. Veltroni ha ovviamente avuto accesso a una mole imponente di materiali anche se ha fatto una selezione non sempre convincente. Con accostamenti “pericolosi” come quello tra il presidente della Repubblica Napolitano e Jovanotti (che racconta di Benigni che solleva Berlinguer). E poi i ricordi di Eugenio Scalfari, del brigatista Alberto Franceschini, del socialista Signorile e del comunista Macaluso. E quelli più privati di monsignor Bettazzi e della figlia Bianca. Monta spezzoni di repertorio e interviste, commenta con la sua voce il ’73 e il golpe in Cile («l’11 settembre della mia generazione»), il compromesso storico e la contestazione a Lama all’università di Roma. Via Fani e Aldo Moro. Attraverso la figura di Berlinguer vuole raccontare il Paese che cambia rapidamente e radicalmente, parte dal “piccolo” per arrivare allo sguardo generale, con riflessi sull’attualità: «L’apolitica è una moda neofascista» diceva Berlinguer scagliandosi contro l’allontanamento dai partiti. E attraverso i discorsi, i comizi, soprattutto l’ultimo, drammatico a Padova, vuole raccontare soprattutto due cose: il profilo di un uomo onesto e coraggioso e quello di un Paese che non c’è più.
Veltroni ama il cinema ma troppo presto in questo suo film lascia spazio alla televisione: pesa come un macigno il taglio scelto per il piccolo schermo, con i tempi del piccolo schermo, con le inquadrature familiari agli spettatori dei talk show. In alcuni momenti anche con gli stessi “ospiti”. Veltroni, grande appassionato con un passato di critico cinematografico, avrebbe dovuto osare di più, cercare un registro differente per trasformare il suo documentario in un film per il grande schermo, seguendo l’esempio degli amati registi che qua e là sembra citare tra le pieghe del suo racconto.
Prende quota quando le testimonianze che sceglie sono davvero private e riescono ad aggiungere spessore, senza cercare per forza una commozione che è scontata e finisce per suonare falsa perché indotta. Superati questi limiti il suo resta un film istruttivo. Da vedere perché ricordare è importante, perché senza memoria non si è nulla e il pericolo è che il vento si porti via la storia come quelle pagine di giornale in una piazza troppo grande ormai vuota.
PRIMA VISIONE Cosa c’entra Marcello Mastroianni con Enrico Berlinguer? C’entra, eccome. C’entrano i “piccoli amori” di Veltroni nella scelta di far aprire il suo film-omaggio sull’ex segretario Pci con il frammento di un’intervista al grande attore...
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