Un divo del muto si ritrova “senza voce” e perduto quando il cinema scopre il sonoro e il mondo intero gli si sbriciola sotto i piedi, lasciandolo solo e dimenticato. Icona sgualcita e in bianco e nero George Valentin è un simbolo, il manifesto vivente di un universo al tramonto, eroe testardo che assiste a un passaggio epocale declinando al suo ruolo di protagonista per finire a fare la comparsa. È lui The artist il personaggio attorno a cui è costruito il film di Michel Hazanavicius, rivelazione della stagione cinematografica (culminata con i 5 premi Oscar), piccolo capolavoro di grande bellezza e divertimento che in poco più di un’ora e mezza riconcilia lo spettatore con il cinema, riportandolo indietro nel tempo ai fasti degli anni Venti. Non un’operazione-nostalgia attenzione, ma un’accurata ricostruzione filologica che riconduce il cinema stesso all’essenziale, e con esso il pubblico, “costretto” a riflettere su più di un argomento al proposito. George Valentin eroe incontrastato del muto, al culmine della carriera, si trova a fare i conti con l’avanzata inarrestabile del progresso, in questo caso l’avvento del sonoro, e testardo vi si oppone, diventando simbolo di una resistenza al cambiamento, rappresentato invece con leggerezza dalla bella Peppy Miller, che proprio lui aveva contribuito a lanciare nell’olimpo delle star di celluloide.
Dietro la storia d’amore tra il divo del muto dimenticato e l’attrice che rappresenta lo stesso mondo che lo ha messo da parte c’è una “sottotraccia” fatta da una ricostruzione attenta e curata, un secondo livello in cui è il cinema stesso il vero protagonista. Hazanavicius scrive e dirige una storia “come si faceva una volta”, quasi a voler mettere su un piatto quelli che sono gli elementi - semplici - per la riuscita di un film. Una bella storia, due interpreti bravissimi, fotografati in un bianco e nero carico di suggestione, e accompagnati da una musica che torna ad essere commento musicale, funzionale al racconto per determinare i passaggi del film e le emozioni vissute dai protagonisti. Il regista tornando all’essenziale, spogliando la pellicola dalla tecnologia e filmando a 22 fotogrammi al secondo non combatte però una battaglia di retroguardia ma vuol tornare all’origine delle emozioni, a quei sobbalzi che il pubblico in sala ancora prova commuovendosi o ridendo davanti alle sorti dei protagonisti sullo schermo. Insomma non sottolinea banalmente che “era meglio quando si sorrideva e ci si emozionava davanti a piccole storie”, ma citando e rendendo omaggio ai padri, da Murnau a Chaplin, dimostra che il cinema, ancora oggi, è quello che facevano loro. Materia che purtroppo resta anzi inarrivabile nella maggior parte dei casi.
Hazanavicius (che ha avuto il merito, tra gli altri, di trovare degli interpreti perfetti per il suo progetto, a partire da Jean Dujardin che era impossibile non ritrovare con una statuetta in mano la notte degli Oscar, passando per Bérénice Bejo-Peppy Miller, John Goodman e James Cromwell) non sceglie la cifra “oscura” e crepuscolare dell’Ed Wood di Tim Burton e nemmeno il racconto sofisticato e complesso di Woody Allen: The artist è un gioiello raro così com’è, con lo stile dei classici del cinema degli anni Venti, con i sorrisi e i primi piani, le lacrime e i palpiti d’amore, i sobbalzi del cuore e l’emozione. E l’Academy lo ha giustamente incoronato, dopo che già il festival di Cannes gli aveva tributato grandi elogi. Per il coraggio e per l’azzardo produttivo, per la sfida di una pellicola che in epoca di 3D si avventura in un sentiero a ritroso che riporta addirittura al muto: niente dialoghi, nessun trucchetto o effetto speciale che non sia quello di un’inquadratura ricercata o di una svolta drammatica ben scritta. Insomma tutto ridotto all’essenziale per ricordare a noi tutti cos’è il cinema, quasi a trovare una risposta al questito di “baziniana” memoria.
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The Artist
regia di Michel Hazanavicius, con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman e James Cromwell
La pellicola di Hazanavicius trionfatrice agli Oscar è un autentico gioiello per gli appassionati di cinema
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