Manera, il Candido del Duemila

Il comico alle Vigne di Lodi con uno show “volteriano”

Ha una vena malinconica, svagata, sognante. I suoi personaggi, diventati cult televisivi grazie alle apparizioni nel circus di Zelig, hanno sempre mostrato una matrice comune: un’inclinazione naturale alla spontaneità, alla semplicità che spesso si traduce anche in ingenuità. Figure “candide”, in una sola parola, e non è un caso che a uno dei capostipiti dei “puri”, il Candido di Voltaire, Leonardo Manera si sia ispirato per il suo nuovo spettacolo che debutterà ufficialmente sabato 12 gennaio al Teatro alle Vigne di Lodi. Dallo scorso 3 gennaio il comico milanese, uno dei più geniali inventori di volti e caratteri nel panorama cabarettistico italiano, sta provando allo stabile di via Cavour la sceneggiatura del nuovo testo, L’ottimista. Il Candido di Voltaire e la ricerca della felicità, un adattamento che lo stesso Manera ha forgiato sulla trama della celeberrima opera del 1759. Un libro «ancora di straordinaria attualità e che regala molti spunti per parlare degli uomini e delle donne del ventunesimo secolo», dice il comico milanese, che in scena reinterpteterà tutti i personaggi del racconto. «Il mio è un adattamento fedele ma allo stesso tempo molto personale attraverso alcune digressioni nel mondo di oggi: l’opera di Voltaire è un testo irriverente e disscratorio perché sbeffeggia l’ottistà diffusa, l’abuso di potere, il fanatismo religioso e che parla delle difficoltà della vita». Quelle che deve affrontare Candido, il giovane sorretto da un ottimismo derivante dalle tesi del suo precettore, Pangloss, per il quale «questo è il migliore dei mondi possibili» e in cui ogni causa produce sempre l’effetto migliore. «Quello di Pangloss è un ottimismo cieco - continua Manera -: egli trova ogni cosa finalizzata a un disegno superiore. Candido rimane sempre ottimista, anche se alla fine capisce che il proprio destino bisogna costruirselo». E la felicità, come si raggiunge, e cos’è? «Alla fine del racconto, i protagonisti incontrano un signore che sdta lavorando il proprio orto e che dice che attraverso il lavoro ha combattuto tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno. Ecco, quando penso a un’idea di felicità penso al lavorare serenemante, al coltivare il proprio orticello: soprattutto in un periodo di crisi come questo ciò assume il significato di ripartire da capo. Ognuno, nel proprio piccolo, può dare un contributo alla società». Lo spettacolo, diretto da Marco Rampoldi e scritto in collaborazione con Riccardo Piferi, si avvale di una scenografia illustrata, fogli mobili che rappresentano i luoghi del lungo viaggio, tra guerre, terremoti, amori, denaro e potere. E risate, naturalmente, perché Manera non rinuncerà alla sua consueta vis comica: «Non mi è mai interessato fare la parte del “santone”: di solito parto da un mio desiderio personale, da un argomento di cui mi interessa parlare e che poi spero trovi corrispondenza nel pubblico. In teatro ci sono tempi più lunghi e quindi ho modo di raccontare una storia. In televisione ho tempi stringati, ma per il nostro lavoro è necessario passare dal piccolo schermo: è quello che ci dà la popolarità e ci permette poi di esibirci a teatro». A proposito di tv, lunedì Manera inizierà la sua ennesima stagione a Zelig: «Farò il comico esodato che va a manifestare tra il pubblico la propria condizione».

Fabio Ravera

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L’ottimista. Il Candido di Voltaire e la ricerca della felicità Spettacolo di e con Leonardo Manera. Sabato, ore 21, presso il Teatro alla Vigne in via Cavour a Lodi. Biglietti 23 euro e 19 euro fino a 25 anni

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