Maurizio Micheli sulla ribalta delle Vigne

con il suo classicissimo “Mi voleva Strehler”

Sono passati più trent’anni da quando Maurizio Micheli portò in scena per la prima volta Mi voleva Strehler: dopo il debutto al teatro Gerolamo di Milano nel 1978, il monologo ha registrato un successo ininterrotto, totalizzando oltre mille repliche e diventando un vero e proprio spettacolo di culto. Prodotto ora dal teatro Franco Parenti con la regia di Luca Sandri, sarà in scena all’Auditorium BPL martedì 1 marzo alle 21. Maurizio Micheli ne è unico protagonista oltre che autore insieme a Umberto Simonetta, scrittore, umorista e autore teatrale scomparso nel 1998. Micheli, livornese di nascita ma formatosi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, dall’inizio degli anni Settanta ha toccato varie esperienze, ma la sua cifra stilistica più specifica resta quella comica: in teatro è stato protagonista di successo sia come interprete, sia come autore. Dopo alcune fortunate esperienze televisive e anche cinematografiche, è tornato definitivamente in teatro negli anni novanta, anche con fortunati remake di commedie musicali di Garinei e Giovannini, tra cui Buonanotte Bettina con Benedicta Boccoli e Un paio d’ali accanto a Sabrina Ferilli. Dopo tanto tempo, Mi voleva Strehler non ha perso la forza e la freschezza: risulta ancora pienamente godibile la storia dello scalcinato attore Fabio Aldoresi, costretto per sbarcare il lunario a esibirsi in cabaret di quart’ordine davanti a un pubblico becero e grossolano, ma che, appena si ritira nel suo camerino, sogna di essere scritturato da un grandissimo regista, diventando un attore famoso e importante. L’occasione che potrebbe imprimere una svolta decisiva alla sua vita aprendogli le porte del grande teatro gli si presenta sotto forma di un’audizione che dovrà sostenere il giorno successivo davanti a Giorgio Strehler. Proprio arrovellandosi su come presentarsi al regista, Aldoresi ripercorre tutta una carriera tragicomica rievocando uno spaccato del teatro italiano nella Milano degli anni Sessanta e settanta: un’intera epoca viene fatta rivivere con le sue atmosfere, i suoi sogni, i suoi miti, le sue musiche. Il sapore di questa spiritosa rivisitazione è nostalgico, senza però apparire datato. Il monologo di Micheli in tanti anni non ha mai smesso di far ridere. Solo sul palco per un’ora e mezza, il protagonista diverte con una comicità intelligente e garbata ma, al tempo stesso, irresistibile. Lo spettacolo gioca su diversi piani mascherando dietro un’apparente facilità, una riflessione profonda sull’arte dell’attore, e ironizza lucidamente anche sulle principali esperienze del teatro di ricerca di quegli anni. Lo spettacolo è diventato un esempio di teatro-cabaret ineguagliato, che mantiene immutate forza comica e satirica: la perfetta misura nei tempi e negli ingredienti comici è il segreto dell’intramontabile successo.

(Info e prenotazioni, www.teatroallevigne.net ; tel 0371.425862/3, [email protected])

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