“Monterossi”

SIAMO SERIAL: Fabrizio Bentivoglio protagonista della serie tratta dai romanzi di Robecchi

La prima inquadratura è certamente d’impatto: Milano di notte, con il cielo nero pece e le luci delle case e dei lampioni a esaltarne la bellezza, con Bob Dylan a cantare “Knocking on Heaven’s Door” mentre un’ambulanza corre a sirene spiegate verso un ospedale. A bordo qualcuno che starà bussando proprio alle porte del paradiso. È così che inizia “Monterossi”, la serie tv italiana in sei puntate ispirata ai romanzi di Alessandro Robecchi, “Questa non è una canzone d’amore” e “Di Rabbia e di vento”.

Carlo Monterossi è un noto autore televisivo che una sera viene aggredito da uno sconosciuto con una pistola, nella sua bellissima casa ai piani alti di un grattacielo della metropoli. Da lì inizierà un’indagine parallela a quella della polizia per scoprire chi c’è dietro all’aggressione e ad alcuni omicidi collegati tra loro. Presto Monterossi, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, si rivelerà nella sua veste di investigatore improvvisato e anche un po’ svogliato, a fargli compagnia sempre e comunque la musica di Bob Dylan, colonna sonora delle sue giornate e sua filosofia di vita. A ben vedere, è proprio il menestrello di Duluth a salvargli la vita: il quadro appeso alla parete con la sua foto da giovane, infatti, si prende il proiettile al posto di Monterossi.

Noir e commedia vanno a braccetto, regalando una serie tv che riesce a raccontare con leggerezza – tra le pieghe delle diverse storie - l’Italia del giorno d’oggi: la generazione dei precari, gli stipendi bassi, il merito che è andato a farsi benedire chissà dove; e ancora, la corruzione, gli affari loschi della politica e, ultimo ma non meno importante, il deprimente panorama dei media con i suoi eccessi e la sua banalità. Con leggerezza, si diceva, e con il sorriso sulle labbra. Del resto, il primo a non prendersi troppo sul serio è proprio Monterossi.

L’investigatore “fai da te” è in buona compagnia, il cast di attori comprimari crea un “coro” di personaggi a cui ci si affeziona: ci sono i due collaboratori di Monterossi, Nadia (Martina Sammarco) e Oscar (Luca Nucera), il sovrintendente di polizia “buono”, Ghezzi (Diego Ribon), e quello cattivo, Carella (Tommaso Ragno), e c’è la giornalista Lucia (Donatella Finocchiaro). Uno dei più riusciti è l’egocentrica (e insopportabile) Flora De Pisis (Carla Signoris), conduttrice di un programma tv chiamato “Crazy Love”, ideato e poi rinnegato da Monterossi: uno scenario che ricorda Barbara d’Urso e i suoi pomeriggi in tv, una critica esplicita ai media e alla “pornografia dei sentimenti”.

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