Una poesia elegante, dal tono alto, quella di Maria Luisa Spaziani, scomparsa lunedì sera a Roma all’età di 91 anni, caratterizzata da una tensione lirico-autobiografica che, col tempo, acquisì sempre più venature ironiche e una più ampia visione cosmica.
Nata Torino il 7 dicembre 1922, a 19 anni diresse la rivista «Il dado» con firme anche illustri ma su cui lei non scriverà mai una riga. Il suo debutto editoriale avvenne nel 1954 con la raccolta Le acque del sabato, aprendo un discorso che andrà ampliando con i tanti volumi di versi successivi, da Luna lombarda (1959) a L’occhio del ciclone (1970), Geometria del disordine (1981 - Premio Viareggio), I fasti dell’ortica (1996), La luna è già alta (2006), per citare i titoli principali, cui vanno aggiunti testi drammaturgici, saggi di letteratura francese, dedicati tra l’altro a Proust, Ronsard e Racine, tante traduzioni dal francese, di classici, ma soprattutto di letteratura contemporanea.
Docente di Letteratura francese all’Università di Messina, era laureata a Torino con una tesi su Proust, e aveva fatto diversi soggiorni a Parigi, prima di vivere a Milano e poi stabilirsi a Roma. Nel gennaio del 1949 conobbe Eugenio Montale, durante una sua conferenza a Torino, e fra i due nacque un sodalizio intellettuale caratterizzato anche da un’affettuosa amicizia, testimoniata da 360 lettere del poeta e dal volume di scritti autobiografici della stessa Spaziani Montale e la Volpe uscito nel 2011. Nel 1958 invece, dopo dieci anni di fidanzamento,sposò lo studioso Elémire Zolla, ma il lungo legame si incrinò quasi subito e il matrimonio si sciolse nel 1960.
Presenza attiva della vita culturale romana e italiana, dal 1982 era presiedente, dopo averlo fondato nel 1978 per onorarne la memoria, del Centro Internazionale Eugenio Montale, ora Universitas Montaliana, e del Premio Montale di poesia.
Nel 2012 è uscito il Meridano Mondadori che raccogli tutte le sue opere a cura di Paolo Lagazzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA