MUSICA CLASSICA Il richiamo di Leo Nucci: «C’è un patrimonio che non va disperso»

Il grande cantante sta tenendo una master class a Lodi che si chiuderà con un concerto alle Vigne: «La quasi totalità degli studenti proviene dai Paesi dell’estremo Oriente: i giovani italiani non paiono più disposti a certi sacrifici»

Una master class di canto lirico sotto la guida del maestro Leo Nucci, che dopo quattro giorni si concluderà con il concerto di domenica al teatro alle Vigne (ore 17, ingresso libero fino a esaurimento dei posti). È un’iniziativa promossa dall’accademia Franchino Gaffurio nell’ambito della rassegna “Lodi di pace”. Sono quindici i giovani cantanti che prendono parte a questa esperienza di alta formazione musicale, una delle tante che il grande baritono lodigiano tiene non solo in Italia, ma in tutto il mondo: «Appena tornato dal Giappone, un mese fa – racconta Nucci – ho tenuto una master al conservatorio di Como e questa esperienza a Lodi ne costituisce in parte la continuazione. Con alcuni dei cantanti ho già lavorato in quell’occasione».

Un dato interessante sulla composizione del gruppo di giovani cantanti è la loro provenienza: «Oggi – continua Leo Nucci - chi fa il mio lavoro si accorge che la quasi totalità degli studenti proviene dai Paesi dell’estremo Oriente: Cina, Corea, Giappone. Questo accade non solo per il canto, ma in tutto il mondo della musica classica». La diagnosi non è incoraggiante: «La musica classica è un lavoro che richiede grande impegno, studio, anche sacrificio. E la mia impressione è che i giovani italiani non siano più disposti a fare questo tipo di sacrificio. Oggi sulla spinta dei media e soprattutto dei social, i valori posti in cima alla piramide delle priorità sono il denaro e la visibilità; l’importante è apparire, e il nostro lavoro non garantisce, o almeno non così facilmente, quella visibilità che tanti giovani cercano».

Il concerto di domenica, che concluderà la masterclass, si inserisce nella programmazione del festival intitolato alla pace. «Una collocazione molto opportuna – commenta il maestro -, la musica è un formidabile strumento di unione e di pace tra i popoli: nient’altro unisce la gente come la musica classica, con il suo linguaggio universale. Pensiamo solo al fatto che l’Unione europea ha scelto come inno un canto di pace».

Sulla struttura del concerto, Nucci ne anticipa lo spirito, senza sbilanciarsi sui particolari: «Quest’anno lo spettacolo avrà una forma diversa dal solito: il pubblico si divertirà di più. Non sarà una serie di romanze isolate l’una dall’altra, ma monteremo delle vere e proprie scene, in grado di commuovere e di emozionare. Voglio far riscoprire il senso di quell’andare a teatro e piangere, forse ne abbiamo bisogno». Alla base dell’infaticabile lavoro di promozione della musica classica che Leo Nucci continua a svolgere nei teatri e nelle scuole musicali di tutto il mondo c’è la convinzione profonda che questa musica abbia un futuro: «Io continuo a credere che la musica classica possa dare molto, ma va fatta capire, va gestita e, cosa non meno importante, va sostenuta economicamente. È un patrimonio immenso, che noi italiani abbiamo contribuito a creare, e che non deve andare perduto».

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