Nine perfect strangers
SIAMO SERIAL: nove sconosciuti e... Nicole Kidman
Prendi nove sconosciuti e buttali nello stesso posto, poi aggiungi qualche farmaco all’occorrenza e resta a vedere che cosa succede con questo “mix”. Come se si trattasse di frutta dentro un frullatore, una delle inquadrature più frequenti in questa serie tv da big star. “Nine perfect strangers”, nove perfetti sconosciuti, il decimo è lei, Masha, alias Nicole Kidman, un po’ strega, un po’ sacerdotessa di questo super esclusivo centro benessere sperduto nella natura e chiamato Tranquillium House.
Nove perfetti sconosciuti, si diceva. Tutti sul punto di esplodere, tutti alle prese con il proprio inferno personale, tutti figli di una società che cura qualsiasi cosa con le pastiglie, che ha fatto dell’immagine il proprio dio e della solitudine la propria piaga. E, non ultimo, figli di una società perennemente connessa e iper tecnologica, al punto che fare a meno di cellulari e smartwatch - così come prevedono le regole di Tranquillium House - diventa un problema. La serie tv è l’adattamento dell’omonimo romanzo del 2018 di Liane Moriarty e porta la firma di David E. Kelley (con John Henry Butterworth), conosciuto per il suo lavoro con “Big Little Lies” (sempre della Moriarty).
I nove sconosciuti del titolo si ritrovano insieme per dieci giorni nel lussuoso resort che promette salute e benessere, una sorta di guarigione e trasformazione per chi vi soggiorna. Frances (Melissa McCarthy) è una scrittrice di romanzi rosa delusa dall’amore, Tony (Bobby Cannavale) un ex star del football dalla carriera annegata nell’alcol, Jessica (Samara Weaving) e suo marito Ben (Melvin Gregg), una coppia che sembra non avere più niente da dirsi, Carmel (Regina Hall) una madre single lasciata dal marito per una donna più giovane, Lars (Luke Evans), il giornalista d’inchiesta e la famiglia Marconi, composta da Heather e Napoleon (Asher Keddie, Michael Shannon), mamma e papà, e dalla figlia Zoe (Grace Van Patten). Una famiglia alle prese con il suicidio del figlio, indubbiamente la storia più interessante dal punto di vista delle dinamiche all’interno del gruppo, ma anche centrale nella costruzione della trama.
Molti dialoghi, poca azione. Regia inappuntabile, sceneggiatura “a correnti alterne”: a volte i dialoghi si fanno troppo densi, a volte troppo scarni, come se si volesse lasciare un sottinteso che però alla fine sfugge. La bravura di Nicole Kidman e di tutti gli attori coinvolti non è però abbastanza per soddisfare le premesse: puntata dopo puntata lo spettatore aspetta un culmine, un’esplosione che non arriva. O meglio, che quando si manifesta vien da chiedersi “ma è davvero tutto qui?”.
NB Per gli appassionati di drammi nei resort è consigliato “The White Lotus”, Sky Atlantic e Now.
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