Passeggeri notturni
SIAMO SERIAL: la serie italiana, disponibile su RaiPlay, tratta da due racconti di Gianrico Carofiglio
Tutte le sere, gli ascoltatori di RadioFuturo si sintonizzano per ascoltare la loro trasmissione preferita: ai microfoni c’è Enrico, dalla voce calda e avvolgente e dal carisma indiscutibile, un dj che per due ore parla con il suo pubblico in diretta ma, soprattutto, ne raccoglie le storie, le confidenze, scegliendo ogni volta la canzone più giusta ad accompagnarle. Sono loro, i Passeggeri Notturni, esemplari rari di un’umanità fragile, complessa, vissuta.
Una serie tv italiana, che troverete su RaiPlay, diretta da Riccardo Grandi e tratta da due racconti di Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato: “Passeggeri Notturni”, che dà il titolo a quello che potremmo considerare un esperimento televisivo, e “Non esiste saggezza”. Il primo passeggero notturno è proprio lui, Enrico, interpretato da Claudio Gioè (“I cento passi”, “La meglio gioventù” tra i tanti film che si potrebbero citare), un uomo la cui vita si divide tra Bari, la città dove abita, e Milano, la metropoli in cui vive sua figlia Matilde. Proprio tornando a Bari, su un treno che viaggia di notte, incontra Valeria (Nicole Grimaudo), una donna che fin da subito attira la sua attenzione, affascinante e misteriosa. Nel cast compare anche Gianmarco Tognazzi, figlio d’arte, nei panni dell’investigatore Nicola Sacchi.
Centrale per la costruzione del racconto è la prima storia in cui si imbatte Enrico nel corso del suo programma. Al telefono c’è Sabrina con il suo malessere: è una ragazza che non riesce mai a dire di “no”, da quella volta che suo papà le aveva chiesto aiuto per una commissione in farmacia e lei si era rifiutata perché doveva uscire con le amiche; da lì a poco, rientrando a casa, aveva trovato il padre senza vita.
Quasi scontato dirlo: Passeggeri Notturni vanta una sceneggiatura solida, visto che si basa sui racconti di Carofiglio, l’autore ha dato il suo contributo alla creazione della serie tv. Spesso sentendo i protagonisti parlare delle proprie esperienze si ha la sensazione di trovarsi di fronte alla pagina di un romanzo. Tuttavia, l’aspetto più interessante e innovativo consiste nella struttura narrativa utilizzata: si tratta di dieci episodi brevi, circa 12 minuti ciascuno, un dettaglio molto difficile da riscontrare in serie tv che non siano sit-com. Le puntate, però, sono autoconclusive e, allo stesso tempo, legate l’una all’altra, a fare da “collante” l’elemento poliziesco, un giallo da risolvere.
Il linguaggio è moderno, veloce, quasi volesse adattarsi da una parte all’immagine di un treno in corsa e del viavai di gente che sale e scende, dall’altra a un mondo in cui tutto viaggia frenetico. Perfetta la colonna sonora, ad avviluppare malinconie e passioni, molto belle le inquadrature di una Bari che non può consolare le solitudini dei suoi passeggeri notturni.
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