«Rivera, Rivera, Rivera, Rivera». Quasi un urlo di battaglia, un coro cadenzato per celebrare la figura di uno dei maggiori talenti calcistici di tutti i tempi. Il titolo riprende la storica risposta di sir Alf Ramsey, allenatore dell’Inghilterra campione del mondo nel ’66. Al termine della sfida tra la Nazionale dei tre leoni e l’Italia del 14 novembre 1973, primo successo azzurro in terra d’Albione firmato da Fabio Capello, un giornalista chiese al tecnico chi fossero i quattro calciatori italiani più forti. E Ramsey, lapidario: «Rivera, Rivera, Rivera, Rivera». Del resto il “Golden Boy” di Alessandria, o “l’abatino” di breriana memoria, ha segnato indelebilmente un’epoca, quella del calcio romantico e genuino tra l’inizio degli anni ’60 e la fine dei ’70. Un periodo da sempre nel cuore degli scrittori «sognatori e balenghi» di Em Bycicleta, il presidio di fabulazione sportiva nato in un’osteria di Lodi una sera del 2003. Al gruppo storico, capeggiato da “zio Athos” Andrea Maietti, si sono aggiunti via via altri fuoriclasse del “bello scrivere” (tra i quali parecchi lodigiani e sudmilanesi) che insieme hanno dato vita a un’antologia, un coro di 26 voci che raccontano, nello spirito che anima Em Bycicleta, cioè lo sport come metafora di vita e fonte di favole, il mito del numero 10 rossonero, primo italiano a vincere il Pallone d’oro nonché, insieme a Franco Baresi e Paolo Maldini, incarnazione vivente del campione milanista.
Il volume, appena uscito per i tipi di InContropiede, non è un’agiografia, né tantomeno una biografia delle gesta riveriane. Certo, non mancano riferimenti imprescindibili come il gol-vittoria segnato durante la mitica Italia-Germania 4-3 di Messico ’70, ma nelle 140 pagine del libro si parla soprattutto di come Rivera abbia in qualche modo influenzato la vita degli autori, tra ricordi personali, aneddoti e suggestioni. Realtà e finzione si mischiano: come scrive Gino Cervi nella postfazione, «l’em bycicleta è un gesto tecnico e atletico che racchiude il senso d’imponderabile tipico della “favolosità” del calcio, e in genere dello sport. Ma è una sfida alla normalità anche in senso retorico, per provare a librarsi lontano dall’insostenibile pesantezza della chiacchiera sportiva. È acrobazia, è la follia dell’inconsueto, è tentare di guardare il mondo alla rovescia». A scrittori milanisti, tiepidi o appassionati, si sono uniti così anche “cugini” interisti, e juventini, romanisti, fiorentini, atalantini, ognuno con il proprio punto di vista, la propria percezione di un calciatore – e di un uomo – descritto nelle sue mille sfaccettature. Della schiera di lodigiani fanno parte Maietti, che racconta a suo modo di Marzio, amico e compagno di Rivera costretto a smettere con il calcio a causa di una poliomielite; e poi Marco Ostoni, caposervizio delle pagine culturali del «Cittadino», che ricorda l’epoca dei “casciavit” e del Milan in Serie B; e ancora Stefano Corsi, autore di un intervento con il ritmo del flusso di coscienza, Emiliano Fabbri, direttore del Fanfulla, che si perde nei ricordi d’infanzia, Tino Gipponi con il racconto Gianni Rivera o della classe pura e Valerio Migliorini con Diego, Michelone e il Golden Boy. Accanto a loro, altre firme importanti come Gino Cervi, Darwin Pastorin, Franck Parigi, Claudio Gavioli e l’immancabile Gianni Brera, capostipite di quei «sognatori e balenghi » che non smettono di perdersi e favoleggiare dietro a un pallone.
AA. VV., Rivera, Rivera, Rivera, Rivera Edizioni inContropiede, Dolo 2016, pp 140, 14,50 euro. In vendita sul sito www.incontropiede.it e nei negozi online e nelle librerie che lo richiedono
Il sodalizio culturale di Em Bycicleta, “creatura“ nata sotto l’egida dello scrittore lodigiano Andrea Maietti, ha realizzato un’antologia dedicata al “golden boy“ del calcio italiano.
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