Quel viaggio dalla Siria in abito nuziale

Settecento persone al Fanfulla di Lodi per il film-documentario “Io sto con la sposa”, pellicola che parla

di confini, integrazione e incontro con le persone

«C’è una bellezza che noi lasciamo fuori e invece è proprio il racconto della normalità, della bellezza, che ci dà una lettura più obiettiva quando poi accadono fatti fuori da questa normalità». A dirlo è Gabriele Del Grande, uno dei tre registi del film - documentario Io sto con la sposa: Del Grande ha incontrato lunedì sera gli spettatori lodigiani al termine della proiezione del film in un cinema Fanfulla gremitissimo. La presenze sono arrivate a 700, tra loro anche il sindaco di Lodi Simone Uggetti. «Dopo Venezia con 1.200 spettatori e Milano con 900 al Piccolo, Lodi si piazza al terzo posto in Italia», ha detto lo stesso Del Grande. Ben 43 associazioni hanno sostenuto la serata; letture, brevi filmati (tra cui anche un videomessaggio del vescovo Maurizio Malvestiti) e cartoline sul “Come andare oltre confine” hanno introdotto il film, mentre Giuseppe Migliorini del Movimento ecclesiale di impegno culturale ha portato un saluto per tutti. A fianco di Del Grande, Vittorio Maisano di Caritas lodigiana: proprio Caritas è uno dei 2.617 donatori “dal basso“ che hanno permesso il finanziamento del film. «Le piazze si riempiono ma anche i cinema - ha detto Maisano -. Presto comunicheremo il progetto che sosterremo, presso la Fondazione comunitaria, a favore della “Umanità in transito”»

Riprendendo le motivazioni per un documentario che ha voluto attraversare i confini fisici e quelli tra le persone, il regista ha definito il viaggio compiuto da Milano alla Svezia con altri italiani, siriani palestinesi «una bella storia di amicizia mediterranea. Abbiamo rischiato il carcere per aiutare cinque amici a raggiungere la Svezia. Sarebbe più interessante chiederci come fermare le guerre anziché le persone. Perché spendiamo milioni di euro per recuperare le stesse persone cui abbiamo negato il visto in ambasciata? Il primo problema è come far sì che il Mediterraneo smetta di essere un cimitero. il film potrebbe aiutare a ribaltare il dibattito in positivo». Ha poi fornito alcune cifre: 200 morti al giorno in Siria, 11 milioni di siriani costretti a spostarsi di cui 50mila sono giunti in Italia e solo che 400 si sono fermati nel nostro Paese. «In Siria nel 2011 in milioni sono scesi in piazza per chiedere libertà, si è sparato sulla folla, sono stati torturati dei bambini, ad un vignettista sono state spezzate le dita. Questo da noi non si sa. Domenica una bambina nata venerdì è morta di freddo, e non è l’unica» ha detto Del Grande. Una testimonianza è venuta da Omar, di origine siriana ma cittadino italiano e volontario alla stazione Centrale; e da un altro Omar, papà di famiglia, la cui quarta figlia è nata morta poiché al confine tra Svizzera e Francia la moglie non è stata soccorsa. Grande la risonanza del fatto per i lodigiani. Del Grande ha concluso con un invito: «Fate un viaggio. Innamoriamoci della bellezza che c’è in giro per il mondo».

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