Intorno a queste tre lettere si è sviluppata la carriera musicale di Raffaella Destefano, la raffinata cantautrice lodigiana che a breve tornerà in pista con un nuovo progetto discografico dopo un lungo periodo di silenzio. «Spesso il termine “pop” viene inteso negativamente: per me invece rappresenta un genere immediato, che arriva diritto al cuore della gente. Nel corso degli anni ho cambiato un po’ il mio stile: oggi sono più minimalista, anche se la matrice è sempre pop». Alla leggerezza e all’immediatezza dei brani si aggiunge comunque sempre la profondità dei testi, come ampiamente dimostrato nel disco solista d’esordio, Filologica, uscito nel 2008. Un album che fa parte di un percorso “strano” e costellato da tanti cambiamenti. Prima il successo, quasi improvviso, con i Madreblu; poi un nuovo inizio, più soft, ripartendo dal basso. Quindi l’assenza dalle scene, e infine una ritrovata consapevolezza artistica, sfociata nella scrittura di nuove canzoni. «Ho iniziato a cantare nei primi anni Novanta – racconta Raffaella Destefano -. Il mio primo compagno musicale fu Max Carinelli: esordii con lui sul palco di un oratorio, proponendo cover blues. Poi ho collaborato con altri gruppi “di quartiere”, finché nel ’95 incontrai Valerio Artusi e Gino Marcelli». Ossia i due terzi dei Madreblu, band che nella seconda metà degli anni Novanta si impose tra le più interessanti realtà italiane, arrivando a sfornare tre album e un singolo, Gli angeli, diventato un piccolo tormentone sulle tv musicali dell’epoca. «In poco tempo mi trovai in un gruppo vero. Marcelli era un professionista: abbiamo iniziato a lavorare su alcuni brani scritti da me, finché nel ’96 entrammo in studio e l’anno successivo uscì il primo album». Quella con i Madreblu fu un’esperienza molto intensa, anche se piuttosto breve. «In sei anni abbiamo girato tutta Italia. Il brano Gli angeli fu portato a “Sanremo Giovani”, condotto nell’occasione da Fabio Fazio e Orietta Berti. La partecipazione non ebbe grande fortuna, ma, come spesso accade, la canzone riscosse poi un ottimo successo radiofonico. Nonostante la bocciatura di Sanremo ci siamo consacrati a livello nazionale. E in seguito, Certamente, una canzone del secondo disco, finì addirittura nella colonna sonora della serie tv I Soprano». Tante soddisfazioni prima di un addio sofferto: «Non avevamo più le stesse motivazioni e gli stessi obiettivi. Nel gruppo si era rotto qualcosa. Ho preferito cercare altre strade».
Raffaella si trovò così a ricominciare da capo: «Sono tornata nei garage, per respirare quell’atmosfera ruspante che avevo perso durante il periodo con i Madreblu». Il secondo step della carriera portò alla luce Filologica, primo album solista, anticipato da un altro singolo da urlo, Domani. «Malgrado l’apprezzamento di critica e pubblico, dopo quel disco mi sono fermata. Mi era passata la voglia. La paura del fallimento mi aveva come paralizzata. Non ho smesso del tutto di suonare: ho collaborato con diversi artisti, ma personalmente ero arrivata a un punto morto». Finché, lo scorso anno, le batterie si sono riaccese grazie a un progetto, Ride the change, condiviso con il compagno di vita Guido Briocchi, protagonista di un viaggio di 10mila chilometri in scooter in Sudamerica. «Mi sono rimessa a scrivere spinta dall’entusiasmo. Ora sto lavorando a due progetti: un nuovo disco, che dovrebbe essere pronto per fine anno, e uno spettacolo teatrale basato sul viaggio di Guido che si intitolerà Il sogno, la vita e il viaggio». Sempre con l’obiettivo di arrivare al cuore della gente.
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