Raul Cremona alle Vigne

fra risate e voglia di stupire

«Hocus pocus» è una formula magica di origine medievale il cui significato rimane tuttora oscuro, usata da maghi e stregoni per «fare succedere qualcosa». E non è un caso che Raul Cremona, protagonista sabato sera sul palco del teatro alle Vigne di Lodi, abbia preso in prestito l'antica espressione per intitolare il suo nuovo spettacolo, infilandoci però in mezzo un aggettivo decisamente più moderno, «molto», per rendere il tutto comico e grottesco. Hocus molto pocus diventa così una provocazione per evocare la magia di un tempo passato e tornare, attraverso i ricordi, alla stagione incantata dell'infanzia.

Illusionismo e nostalgia: la carriera di mago del piccolo Raul cominciò infatti grazie a una scatola di giochi di prestigio ricevuta in dono per Natale, uno scrigno pieno di segreti e meraviglie. All'epoca il mago più celebrato era Silvan, che con i suoi trucchi faceva sognare a occhi aperti: e sull'esempio del “maestro”, Cremona ha plasmato Silvano il mago di Milano, parodia dissacrante della figura di prestigiatore che negli anni Sessanta si esibiva nei night fumosi di Milano.

Lustrini, smoking, luci soffuse: Cremona ha ricreato la stessa atmosfera d'antan, accompagnato al pianoforte dall'amico di sempre Lele Micò, in un viaggio nel nostro passato che ha divertito e stupito il numeroso pubblico presente in sala. Perché tra gag e battute fulminanti, l'inventore del Mago Oronzo, spalleggiato anche da alcuni spettatori chiamati sul palco e dall'attore comico Felipe, ha emulato davvero i “maghi seri”, con giochi di prestigio datati ma che riescono ancora oggi a meravigliare. Nella seconda parte dello spettacolo escono dal cilindro altre “macchiette” che hanno reso Cremona un'icona della risata: prima l'intollerante, maschilista e milanesissimo Omen, in apparenza misogino duro e puro che però, al primo trillo del telefonino, si piega immediatamente ai voleri della moglie; e poi Jacopo Ortis, la figura di attore per eccellenza, estrema caricatura dell'uomo di teatro, un mix stravagante e spassoso tra Gassman e Carmelo Bene. Il pubblico ride, si diverte, applaude: un successo meritato, perché Cremona si dimostra ancora una volta “one man show” di grande spessore, capace di tenere il palco per oltre due ore senza mai annoiare e senza cadere nel trabocchetto di riproporre in “salsa teatrale” gli sketch televisivi che lo hanno reso celebre al grande pubblico. Il finale è un nuovo omaggio alla magia, stavolta in chiave seria: Cremona racconta la storia dell'illusionista settecentesco Pinetti, condannato a morte dal re di Francia per avergli svelato il trucco del suo numero più famoso. Quello che un mago non deve fare mai: perché, fa intendere Cremona, la magia esiste davvero ed è dentro di noi, e sarebbe un errore non lasciarsi andare a quel senso di meraviglia e mistero che pervade la vita.

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