97ys48mS-yQRon Woodroof sogna una vita normale, sogna un ballo, un bicchiere di vino. Sogna un’esistenza che non ha mai avuto, nemmeno quando era sano, prima che l’Aids iniziasse a cadenzare il ritmo suoi giorni. Trenta, quelli che gli rimanevano da vivere quando nel 1985 i medici gli diagnosticarono l’Hiv, duemilacinquecento quelli che gli restarono in realtà: Dallas Buyers club racconta la sua rinascita, il cammino di un cow boy scorretto e omofobo che, messo a confronto con la malattia, si trasforma per diventare finalmente uomo.
È ispirato a una storia vera il film di Jean-Marc Vallée, quella di Ron Woodroof appunto, texano alcolista e intollerante che ammalatosi di Aids avviò una battaglia contro il sistema sanitario americano per la libertà di cura, iniziando a utilizzare prima e a vendere poi un cocktail di medicinali non approvato dal dipartimento nazionale. Nel 1985 quando la malattia era ancora avvolta da fitte ombre Ron si mise a “spacciare” medicine alternative all’AZT che allora si stava sperimentando, fondando un “club” che sul confine della legalità vendeva farmaci ad associati che cercavano di alleviare la sofferenza.
«Sei quasi morto» si sente dire Ron risvegliandosi in ospedale dopo una crisi, e da qui inizia la sua parabola irregolare di rinascita, asimmetrica e scorretta almeno quanto lo è stata la sua vita precedente. Dallas Buyers club è sì un film che pone interrogativi complessi sulla libertà di cura, in un momento in cui l’argomento è tornato di grande attualità, ma non è “solo” questo, anzi. È innanzitutto un film sulla rinascita, un’opera che ha una forte componente spirituale legata al percorso di redenzione compiuto dal protagonista, scorretto, cinico e intollerante individuo che piano inizia una risalita verso un’esistenza completamente diversa. E se all’inizio la “missione” di Ron sembra semplicemente un’altra maniera per fare soldi, spacciando medicine, via via apparirà più chiara la trasformazione. Il suo sarà un percorso che avviene quasi per caso, un cammino di ricerca che dalla sopravvivenza personale diventa amore per la vita in senso assoluto.
Costruito attorno a una sceneggiatura perfetta il film di Jean-Marc Vallée ha però un “debito” enorne con Matthew McConaughey che, nei panni del protagonista, regala un’interpretazione di assoluto livello. Non solo per il dimagrimento a cui si è sottoposto ma per la straordinaria verità che riesce a regalare al suo personaggio. Al suo fianco, altrettanto sorprendente è Jared Leto che nei panni del travestito Rayon meriterebbe d’ufficio l’Oscar per il quale è stato “nominato”. La loro è una grande prova d’attore in ruoli complicati, in un film sul pregiudizio e sulla ricerca di un senso, sulle barriere che possono essere superate sono attraverso una nuova nascita.
PRIMA VISIONE Ron Woodroof sogna una vita normale, sogna un ballo, un bicchiere di vino. Sogna un’esistenza che non ha mai avuto, nemmeno quando era sano, prima che l’Aids iniziasse a cadenzare il ritmo suoi giorni. Trenta, quelli che gli rimanevano da vivere...
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