Se il pittore svela il suo volto: autoritratti illustri al museo Archinti

Inaugurata la mostra curata da Marina Arensi e Vittorio Vailati

«Si dice che ogni quadro, qualunque sia il soggetto, può considerarsi l’autoritratto dell’autore, perchè rivela molto della sua visione del mondo e della sua sfera emotiva, oltre a dichiarare le caratteristiche del linguaggio pittorico. Ma i dipinti riuniti in questa mostra svelano, insieme ai tratti della poetica, anche il volto di ciascuno degli artisti, accompagnandoci nel viaggio affascinante che conduce alla sfera intima dell’interiorità trasparente nei loro sguardi, negli atteggiamenti e nelle espressioni del viso». Così Marina Arensi ha introdotto alla visione della mostra “Il pittore e il suo doppio. Autoritratti lodigiani” da lei curata insieme a Vittorio Vailati al Museo Archinti: il terzo appuntamento del programma espositivo promosso da Unitre-Lodi con la direzione di Stefano Taravella, dopo la rassegna “Il caffé nell’arte al Caffé delle Arti” e l’altra che ha riunito i principali scultori del Novecento lodigiano. Memore della qualità delle precedenti scelte dei curatori, il pubblico è intervenuto molto numeroso all’inaugurazione.

Per ognuna delle opere, una storia di pittura e di vita che consente di conoscere più da vicino i più importanti autori lodigiani, nati negli ultimi decenni dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, in una galleria dove il valore pittorico si sussegue senza cedimenti di qualità. Molti i volti svelati per la prima volta, in autoritratti espositivamente inediti come quello di Giuseppe Vajani o di Enrico Spelta, di Giuseppe Vailetti, di Luigi Brambati e Cristoforo de Amicis, dei giovanissimi Carlo Zaninelli e Giuseppe Novello, le cui fattezze si ritrovano anche in un dipinto successivo appartenuto alla storica collezione di Cesare Zavattini che aveva riunito quasi 2000 autoritratti di piccolo formato. Ma sono davvero molte altre le curiosità e le vicende che emergono dalle venti opere, provenienti da collezioni private, comprendenti anche momenti di scultura firmati da Vittorio Corsini e prima da Ettore Archinti, nel gesso “L’uomo che ride sono io” visibile nel museo al piano superiore. Dall’autoritratto di Mosé Bianchi da Mairago datato 1870, passando per lo splendido dipinto di Giorgio Belloni simbolo della mostra, il percorso che incontra anche i volti di Angelo Prada, Enrico Groppi, Angelo Monico e Attilio Maiocchi ci consente di incrociare lo sguardo con quello degli artisti che amiamo, sottratti all’oblio del tempo.

Il pittore e il suo doppio

Autoritratti lodigiani

Lodi, Museo Archinti, viale Pavia 26.

Fino all’1 novembre. Orari: sabato 10-12.30 e 16-18.30; domenica 16-18.30; gli altri giorni su appuntamento tel. 329 2037052.

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