Nel posto sbagliato al momento sbagliato. È così che si sono sentiti gli alpinisti che nell’aprile del 2015 stavano scalando l’Everest, la montagna più alta della terra, più di 8mila metri nella catena dell’Himalaya. Il 25 aprile 2015, infatti, un terremoto sconvolse il Nepal, una violenta scossa di magnitudo 7.8 che devastò una parte del Paese provocando più di 8.500 vittime, circa 19mila feriti e danni ingenti agli edifici, non certamente costruiti per resistere a quella potenza distruttiva. Netflix racconta con una miniserie di tre episodi gli eventi di quei giorni, quando il Nepal fu attraversato da 45 scosse: “Aftershock”, questo il titolo della serie tv, ricostruisce i tragici momenti attraverso le immagini originali e le testimonianze dei sopravvissuti.
Bisogna tornare indietro al 1934 per trovare tra le pieghe della storia del Nepal un terremoto di simile portata: 8.1 di magnitudo tra Nepal e India, 8mila morti. Nel 2015 l’epicentro fu localizzato tra Kathmandu e Pokhara, successivamente gli esperti verificarono che l’Everest si abbassò di quasi 2,5 centimetri, mentre Kathmandu fu sollevata di circa un metro, con uno spostamento laterale di circa due metri. Le scosse causarono delle gigantesche valanghe nella zona dell’Everest, coinvolgendo il campo base e i campi 1 e 2 allestiti dagli alpinisti per la scalata in vetta. Una situazione che rese inaccessibile l’Icefall, il tratto considerato più pericoloso per l’ascensione: il ghiacciaio del Khumbu, che costituisce la seraccata, si muove velocemente, provocando l’apertura improvvisa di crepacci. Il sisma causò la morte di decine di persone arrivate ai piedi della montagna con un unico scopo: raggiungere la vetta. Nelle puntate è possibile vedere il materiale – foto e video – di chi si trovava sul posto al momento del terremoto.
Una parte di “Aftershock” mostra ciò che accadde sull’Everest, con il tentativo degli alpinisti di sopravvivere alle valanghe e alla ferocia della natura. Allo stesso tempo, la serie tv racconta che cosa accadde in Nepal e quanto il Paese fosse impreparato a una simile catastrofe, con decine di villaggi rasi al suolo. Non mancarono le tensioni nella gestione dell’emergenza, tra il governo nepalese e i soccorsi provenienti dall’estero. Nel caos totale, ci furono persone che fecero il possibile per aiutare la popolazione. Uno degli aspetti più interessanti è forse proprio la capacità di tenere ben presente il punto di vista nepalese nella catastrofe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA