SIAMO SERIAL “Baby Reindeer” su Netflix

Il viaggio all’inferno di una vittima di stalking

Da vedere. Perché è difficile trovare una serie tv in grado di mostrare un abuso per ciò che è davvero, con tutte le sue complicazioni, sfaccettature, ferite. Baby Reindeer è la miniserie che mette in scena una storia vera e il suo protagonista è proprio colui che nella realtà è stato vittima di stalking e violenze. In particolare, si tratta dell’adattamento dell’opera teatrale ideata da Richard Gadd, in cui l’autore (Donny a teatro e sul piccolo schermo), che coltiva il sogno di diventare un comico, racconta il proprio viaggio all’inferno: un giorno, nel pub di Londra in cui lavora come barista, incontra Martha (Jessica Dunning), che fin dal primo momento gli suscita compassione. Martha è una cliente fragile, sostiene di essere una avvocata di successo ma è al verde e non può nemmeno permettersi di pagare una tazza di tè. Mosso da pietà, o forse per gentilezza, Donny gliela offre, ed è a quel punto che si scatena l’ossessione di Martha nei suoi confronti, dando il via a una spirale di minacce e persecuzione che manderà in pezzi la vita dell’aspirante comico, portando a galla ulteriori traumi subiti. Nella vita reale di Richard Gadd, l’incontro con la sua stalker porterà a più di 4mila e-mail, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, una cinquantina di messaggi Facebook e un centinaio di lettere, a cui si aggiungono alcuni regali inquietanti.

Baby Reindeer – il titolo troverà una spiegazione solo nel finale – è un viaggio intriso di dolore e paura, eppure, grazie a un tocco di sarcasmo, riesce anche a strappare sorrisi. Senza la minima fatica, grazie alla bravura degli attori e al ritmo della storia, ci appassiona, ci disturba, ci fa divertire e un attimo dopo ci annienta. Richard Gadd si mette completamente a nudo, svelando senza reticenze la sua vulnerabilità e le sue lacrime, episodio dopo episodio ci guarda dritti in faccia come a chiederci aiuto, comprensione. In fondo, Donny sembra avere bisogno di Martha, quasi fosse un modo per affogare le insicurezze, per anestetizzare le ferite.

Il fatto che la storia sia “vera” poi non fa altro che aumentare gli spunti di interesse: la Martha nei giorni scorsi giorni ha rilasciato un’intervista in forma anonima al quotidiano scandalistico britannico Daily Mail per raccontare la sua versione, in cui ribalta in qualche modo le posizioni. Uno dei meriti della storia è comunque la sua capacità di mettere in scena le dinamiche psicologiche di questo tipo di traumi, lo strascico che lasciano nella vita di tutti i giorni e quello che imprimono sull’anima, al punto di vedere Donny ascoltare per l’ennesima volta i messaggi di Martha, sua persecutrice, e commuoversi. Baby Reindeer ci costringe a guardare l’abisso e a fare i conti con le sue conseguenze.

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