SIAMO SERIAL Gli anelli del potere

La serie tv della settimana è un kolossal del fantasy che manca di rispetto a Tolkien

Con l’avvento della serie kolossal “Gli Anelli del potere” (trasposizione basata su “Il Signore degli anelli” e le sue appendici) l’effigie di Sauron - l’antagonista del fantasy epico per eccellenza - ha assunto una tridimensionalità del tutto inedita per lo schermo. Ed è proprio questo il cavallo di battaglia di un franchise che si è lanciato nell’impresa di tessere a livello televisivo il mitologico arazzo della Seconda Era del mondo di Arda: epopea contrassegnata dall’ascesa nefasta dell’Oscuro Signore migliaia di anni prima dei fatti narrati nei film di sir Peter Jackson. Nella seconda stagione la galassia degli eventi orbita non a caso attorno alla “gravitas” tenebrosa dell’angelo caduto che, nelle vesti di un seducente emissario divino, irretisce il sire dei fabbri elfici orchestrando la fatidica forgiatura degli anelli del potere: artefatti magici attraverso i quali l’empio burattinaio mira a soggiogare i popoli liberi della Terra di Mezzo. L’hybris e la sua traviante fascinazione non può che risultare uno dei temi cardine del nuovo capitolo del serial che scandaglia altresì profondi dilemmi etici, interrogandosi a più riprese sulla precettistica machiavelliana: suggestioni ardimentose purtroppo lasciate cadere nel vuoto a favore di un raffazzonato romantasy che, al netto di un fan service dozzinale, si concede ampi margini di manovra nella “lore” creata da J.R.R. Tolkien, propinando contenuti da soap opera asserviti a un’ideologia di matrice “wokista” piuttosto avvilente.

Inevitabile dunque che la scarsa aderenza al canone tolkieniano abbia scatenato l’ennesima levata di scudi da parte di una folta legione di puristi inferociti che hanno gridato al vilipendio del Legendarium. L’adattamento (tanto ineccepibile nel comparto visivo quanto zoppicante nella sceneggiatura) di fatto costituisce un universo espanso attingendo a piene mani dall’immaginario di altre saghe di successo e, nel suo (maldestro) tentativo di fare il racconto delle origini, non disdegna affatto ammiccanti citazionismi alle trilogie jacksoniane, sebbene non riesca a carpire l’epos cinematografico del regista neozelandese. Secondo le ultime indiscrezioni, per dipanare gli antefatti che - verosimilmente - culmineranno nella guerra dell’Ultima Alleanza (momento topico che privò Sauron dell’Unico Anello), sarà necessario ricorrere ad un arco narrativo di cinque stagioni: che si possa correggere il tiro per rendere giustizia all’opera mitopoietica dell’eminente scrittore britannico?

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