Siamo serial, Kaos

Una serie sorprendente, la mitologia ai giorni nostri con un grande Jeff Goldblum

Zeus vive in una super villa sul monte Olimpo, ha una schiera di servitori pronti a scattare sull’attenti ed è (ovviamente) l’essere più potente dell’universo. Eccentrico, despota ma terrorizzato al solo pensiero di perdere il suo trono. In Kaos, l’attesissima serie Netflix, a interpretare il dio più importante della mitologia greca è Jeff Goldblum, il quale non ha bisogno di presentazioni. Fin dalla prima puntata è chiaro che Zeus sia a capo di una famiglia, quella degli dei, disfunzionale, nella quale tutti lo detestano.

La trama è ambientata in Grecia, un paese in cui si venerano ancora gli dei e si organizzano cerimonie pubbliche, feste e sacrifici in loro onore. Zeus vive sul monte Olimpo insieme a Era e il suo stile di vita è quello dell’uomo (ricco) contemporaneo. A raccontare la storia è però Prometeo che, proprio come nella mitologia, è incatenato a una rupe e condannato a soffrire per l’eternità: un’aquila gli mangia il fegato ogni giorno. Convocato da Zeus in persona, Prometeo rivela agli spettatori che alcuni mortali, in virtù di una profezia, possono rovesciare il trono di Zeus e dare inizio al... caos.

I personaggi della mitologia vengono attualizzati e modernizzati, Poseidone, per esempio, il dio del mare, vive su un maxi yacht, le parche sono in realtà tre giudici, Orfeo è diventato una rockstar mentre la “sua” Euridice si trova intrappolata in quella che oggi definiremo come una relazione tossica.

Tutti i personaggi sono sopra le righe, i riferimenti ai miti sono presenti in quasi tutte le inquadrature e la colonna sonora merita di essere citata perché la scelta delle canzoni è inaspettata. Gli autori si prendono qualche “licenza”, poiché nei racconti Zeus non è minacciato da alcuna profezia ed Era non ha una relazione con Poseidone.

Kaos è ben scritta, una serie tv leggera e divertente. La mitologia greca era già stata portata sul piccolo schermo con Percy Jackson (Disney), destinata però a un pubblico giovane, così come un altro esperimento di questo tipo era stato fatto con Ragnarok, dove però a finire sotto i riflettori in chiave più drammatica era la mitologia nordica.

Lo sceneggiatore di Kaos è Charlie Covell, lo stesso di The end of the f***ing world, fiction che aveva sorpreso per l’originalità della storia. Tra i temi sollevati il potere che logora coloro che lo detengono, il rapporto della società con la religione e, ancora una volta, la fatidica domanda: il libero arbitrio esiste davvero o il fato è già scritto?

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