
Pregevole trasposizione targata Fx dell’omonimo best-seller di James Clavell, nonché degno successore dello sceneggiato cult con Richard Chamberlain e Toshiro Mifune, “Shogun” (mattatore da record agli ultimi Emmy Awards con 18 premi, disponibile in Italia sulla piattaforma Disney+) è un kolossal televisivo di ampio respiro cinematografico che, elevandosi al grado di racconto epico, compone un maestoso affresco del Giappone feudale di inizio XVII secolo, con al centro i giochi di potere fra i samurai appartenenti al “Consiglio dei cinque reggenti”. Un’opera di mirabile forza evocativa incastonata nella più ampia cornice storica del “periodo del commercio Nanban” con l’impero coloniale portoghese e del susseguente stabilimento delle missioni evangeliche dell’ordine gesuita.
Procedendo sulla falsariga del romanzo, a sua volta ispirato dalle gesta del daimyo Tokugawa Ieyasu (capostipite dello Shogunato di Edo) e del suo fidato vassallo William Adams, il primo navigatore inglese approdato nell’arcipelago, l’adattamento segue le vicissitudini del timoniere britannico John Blackthorne (Cosmo Jarvis) che in seguito al naufragio del veliero olandese Erasmus sulle coste giapponesi, dove intende sancire nuovi sodalizi commerciali per sabotare il monopolio lusitano, finisce sotto l’ala protettiva dell’astuto feudatario Yoshii Toranaga (alter ego di Tokugawa, interpretato da un titanico Hiroyuki Sanada nel ruolo della vita) il quale riconosce in lui un alleato prezioso per la contesa ai suoi parigrado congiurati. Affiancato dalla nobildonna Mariko (una sontuosa Anna Sawai), sua interprete ufficiale convertitasi al cattolicesimo, l’ “anjin” (pilota) avrà modo di assimilare usi e costumi locali per districarsi nel vespaio degli intrighi politici che intercorrono fra i vari signori della guerra in un Sol Levante all’alba di una nuova era…
Ma celandosi sotto le mentite spoglie di un’avventura picaresca la serie fornisce un viatico all’antica cultura nipponica in una fase di marcato sincretismo religioso. Dall’austero sistema di precetti morali che affonda le radici nelle tradizioni ancestrali del bushido all’insondabile stoicismo zen che ragiona sull’impermanenza delle cose («i fiori sono tali perché appassiscono»): “Shogun” è un sublime distillato di dolente lirismo che, attraverso una storia di ascesa e redenzione pregna di tematiche shakespeariane, indaga le alterità dell’estremo oriente insulare senza mai scadere nei cliché della fascinazione occidentale.
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