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“I tre giorni dopo la fine” e il disastro di Fukushima

Era l’11 marzo 2011, una data impossibile da dimenticare. Quel giorno, e in quelli successivi, un potente terremoto di grado nove sulla scala Richter e il successivo tsunami con onde alte 14 metri devastarono la centrale nucleare di Fukushima Dai-Ichi, in Giappone. I tragici momenti che portarono alla catastrofe sono ricostruiti nella serie tv “I tre giorni dopo la fine”, otto puntate che descrivono in modo minuzioso e a tinte forti quanto accaduto. A causa del terremoto e dello tsunami, infatti, i reattori smisero di funzionare, mentre i generatori d’emergenza furono distrutti, rendendo impossibile l’alimentazione dei sistemi di raffreddamento.

Nel racconto s’intrecciano tre diversi piani: da una parte c’è il governo e una difficile gestione della crisi, dall’altra i lavoratori della centrale di Fukushima e dall’altra ancora i dipendenti della Toepco (Tokyo Electric Power Company). Tra questi ultimi spicca proprio il direttore della Toepco Masao Yoshida, interpretato da Kôji Yakusho, impegnato nel tentativo di evitare ulteriori guai, rischiando la vita insieme ad altri colleghi.

Diretta da Masaki Nishiura e Hideo Nakata, la serie tv è nata grazie al lavoro dello showrunner Jun Masumoto, il quale ha potuto utilizzare fonti preziose come il libro del 2012 “On the Brink: the inside story of Fukushima Dai-Ichi” scritto da Ryusho Kadota e, soprattutto, i verbali della commissione d’inchiesta con le dichiarazioni del direttore della Toepco, l’obiettivo dell’indagine era quello di accertare eventuali negligenze da parte del gestore.

L’interesse dello spettatore e la tensione sono due elementi che crescono a ogni episodio. L’ambientazione è dark, i protagonisti sono i lavoratori sopravvissuti al violentissimo tsunami, alcuni dei quali costretti a intrufolarsi in cunicoli per cercare di capire che cosa stesse accadendo al reattore. In questi casi, il punto di vista claustrofobico è proprio quello degli uomini che indossano maschere e imbragature per evitare (senza successo) di essere colpiti dalle radiazioni. Di impatto anche le immagini del terremoto e dello tsunami, della distruzione causata dalla furia dell’oceano, una scena spaventosa che non lascia indifferenti.

L’incapacità di gestire in modo efficiente la situazione da parte della politica stride con il coraggioso sacrificio di alcuni dipendenti, pronti a morire pur di scongiurare l’irreparabile. Di fronte ai personaggi de “I tre giorni dopo la fine” la domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: sono colpevoli o innocenti? Nessuno aveva previsto la possibilità che uno scenario simile si verificasse e quindi nessuno sapeva come procedere

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