Siamo serial: Rocco Schiavone, “sceriffo” in loden e Clarks
Le (dis)avventure del vice questore nato dalla penna di Antonio Manzini
Non chiamatelo commissario, mi raccomando. Lui è il vice questore della polizia Rocco Schiavone, uscito dalla penna di Antonio Manzini e interpretato sul piccolo schermo da un imperdibile Marco Giallini. Un antieroe in loden e Clarks (abbigliamento che in montagna si paga caro...), un investigatore allergico alle regole, un cowboy/sceriffo solitario e tormentato come suggerisce fin dall’inizio l’evocativa sigla in stile western del telefilm. Attenzione, basta poco per farlo arrabbiare e per finire sulla sua lista nera di “rotture” (di cabasisi, aggiungerebbe Montalbano).
Su Amazon una serie tv italiana di qualità, da considerarsi merce rara. Rocco Schiavone viene trasferito da Roma ad Aosta per motivi disciplinari, nonostante detesti la realtà in cui è stato catapultato continua a investigare sui crimini che sconvolgono la città. Cinico, burbero ma di talento, Schiavone-Giallini è un personaggio borderline che in più di un’occasione gioca sporco, i suoi modi non sono di certo quelli del galateo (con criminali e non) e l’unico modo per farlo calmare è... fumare spinelli, anche in ufficio.
La tragica scomparsa della moglie Marina è la condanna che deve sopportare, una ferita che continua a sanguinare e spurgare dolore. Schiavone è un romano innamorato di Roma, della storia e dell’arte che si respirano in ogni angolo della capitale, delle sue piccole vie tratteggiate da botteghe. E infatti detesta Aosta, senza mai riuscire a trovare sollievo nella natura che lì lo circonda.
Il regista della prima serie, Michele Soavi, lo paragona a uno dei personaggi usciti dai dipinti di Caspar Friedrich, “dove la natura è così forte da rendere desolato l’essere umano. Questa desolazione è l’anima di Rocco Schiavone, costretto a convivere con il suo mal di esistere”.
La sua combriccola di amici-delinquenti è pittoresca, così come la caratterizzazione di alcuni degli agenti in servizio strappa più di un sorriso.
“Rocco ha un brutto carattere – ha detto Manzini, “papà” del vice questore -, è un uomo cinico, spesso sgradevole eppure... eppure siamo con lui. Sarà perché ha un cuore d’oro, sarà perché la vita non è stata tenera con lui, sarà forse perché la sua sete di giustizia, che spesso non combacia con la legge, ce l’abbiamo un po’ anche noi”.
La prima stagione in onda sulla Rai ha registrato una media di 3,3 milioni di telespettatori a episodio, la serie è stata così rinnovata per una seconda stagione e successivamente per una terza. La quarta è in fase di realizzazione, le riprese hanno subito un rallentamento a causa del lockdown
© RIPRODUZIONE RISERVATA