
Chissà, magari se non ci fosse stata la crisi e se non fosse così difficile trovare un nuovo lavoro, gli Smokey Fingers non ci avrebbero pensato troppo prima di mollare tutto e fare il grande salto. Perchè non c’è nulla che impedisca loro di riuscirci. Tranne forse - sono loro stessi a dirlo - la mancanza di un manager che li aiuti a organizzare una tournée per promuovere l’ultimo disco, Columbus way, uscito a settembre 2011 per l’etichetta Tanzan music. Volendo ci sarebbe già qualche data internazionale in Germania, Inghilterra, Spagna, Nord Europa, Stati Uniti, India, Singapore, ovvero i Paesi dove questa rock band lodigiana è conosciuta e apprezzata, come dimostrano le mille copie vendute (al netto dei download sugli store digitali) e le ottime recensioni sulla stampa specializzata. Particolarmente entusiasta il pubblico svedese, che ha incoronato Columbus Way miglior disco d’esordio del 2011, votandolo sulle pagine del sito Rocknytt.
Ce n’è di che montarsi la testa, ma per ora gli Smokey Fingers rimangono con i piedi per terra e continuano a provare nella saletta della cascina Vinza, a Motta Vigana, culla di molte band lodigiane dagli anni Novanta a oggi. Alla chitarra c’è Diego “Blef” Dragoni, alla batteria Daniele Vacchini: sono loro il nucleo storico del gruppo, nato nel 2006 in seguito ad alcune jam session particolarmente ben riuscite. Tra i due, da subito, si forma un bel feeling, ma per fare southern rock - una miscela di blues e rock’n’roll targata Sud degli Stati Uniti - chitarra e batteria non bastano. Ci pensano allora Luca Paterniti (voce) e Fabrizio Costa (basso) a completare la line up del gruppo, che debutta ufficialmente nel 2008 con una demo di canzoni originali. Ed è proprio questo, il genere, il motivo che li ha spinti a suonare insieme: «Amiamo da sempre il southern rock, ma ci eravamo stancati di fare cover. Le idee musicali non sono mai mancate e così, a poco a poco, abbiamo raccimolato un bel gruzzoletto di pezzi nostri, gli stessi che abbiamo messo nel disco».
Un disco sincero, schietto, una miscela di ballad e pezzi dalle sfaccettature hard rock che strizza un occhio ai Lynyrd Skynyrd e l’altro al country di James Taylor, autore dell’unica cover presente nell’album. Il sound pulito evoca atmosfere seventies, condite da arpeggi leggermente distorti, ritornelli cattivi e assoli ben studiati, mai dei semplici riempitivi. «Quello che cerchiamo di fare è una musica diretta, che ti arriva subito, e per fare questo non c’è niente di meglio del caro e vecchio rock’n’roll». Il disco dà il meglio di sè quando è infilato nel lettore cd dell’autoradio, per un ascolto on the road che vale da sè il prezzo di copertina. Ma il sound degli Smokey Fingers si fa apprezzare anche dal vivo: il prossimo concerto è in programma a Lodi alle ore 22 di sabato 28 aprile, sul palco del Km 298.
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