n Nelle più importanti case editrici italiane arrivano continue richieste di stage da parte di neolaureati, di chi sta completando master in editoria o comunicazione, da chi cerca anche questa strada per mettere un piede all’interno di un gruppo editoriale, con la speranza di dimostrare le proprie capacità e ottenere un’assunzione. Il problema, però, è che lo stage in casa editrice è un’arma a doppio taglio, uno strano gatto che si morde la coda. Perché? Prima di tutto, oggi è difficile considerare il termine stage per quello che dovrebbe essere: l’inserimento di un giovane nel mondo del lavoro, perché faccia pratica e acquisisca gli strumenti essenziali per iniziare una professione. Purtroppo, ormai si pretende ben altro dagli “stagisti”: devono già conoscere il mestiere, e non appena mettono piede in casa editrice vengono subito gettati nell’arena insieme agli altri. Nonostante siano pagati pochissimo, devono lavorare esattamente come i colleghi assunti, e dimostrare di sapersi muovere con agilità in un settore professionale che è fra i più difficili. L’editoria, infatti, non ha la possibilità di investire soldi e risorse per “costruire” nuove professionalità, e gli stage vengono interpretati solo come un modo per trovare giovani lavoratori da sfruttare il più possibile a un costo molto basso. Ecco perché sempre più, quando viene fatta una richiesta di stage, si pretende che i candidati abbiano già una buona conoscenza del mestiere. Ma… come si fa ad averla, se prima non si è lavorato in una casa editrice? È questo il gatto che si morde la coda. Eppure, la situazione è questa, e c’è poco da fare. Ecco allora che molti aspiranti stagisti decidono di collaborare (gratis) con piccoli e medi editori per cercare di farsi un po’ le ossa, avendo come traguardo non l’assunzione presso una casa editrice più grande, ma lo stage sottopagato, in cui dimostrare di avere qualche capacità. Il che non è detto che poi garantisca loro un posto, una volta terminato lo stage, e questo è lo specchio dei brutti tempi che stiamo vivendo. Altro che articolo 18. Questi stagisti vedono come un miraggio l’idea di essere licenziati… perché vorrebbe dire che prima qualcuno li ha assunti.
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Franco Forte, di Casaletto, è direttore editoriale Mondadori, sceneggiatore (Distretto di polizia, RIS) e scrittore (Il segno dell’untore, Roma in fiamme, Carthago, tutti Mondadori). www.franco-forte.it
La rubrica di Franco Forte, di Casaletto, direttore editoriale Mondadori, sceneggiatore (Distretto di polizia, RIS) e scrittore (Il segno dell’untore, Roma in fiamme, Carthago, tutti Mondadori)
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