Star Wars: la saga riparte e la Forza “è donna”

«Luke Skywalker? Credevo fosse un mito...». In effetti questo tocca a Rey, giovane mercante di rottami sul pianeta Jakku, situato «in una galassia lontana lontana»: confrontarsi con un mito. E bastano i titoli di testa recuperati dall’originale e un paio di sequenze per farlo capire anche agli spettatori: l’attesa per un nuovo capitolo della saga è terminata e segretezza e pazienza non sembrano esser stati vani. Non resta che mettersi in poltrona davanti a Star Wars. Il risveglio della forza e fidarsi di J.J. Abrams, facendo finta di dimenticare le critiche e i dolori del “padre” George Lucas (che una volta ceduti i diritti della saga ha partecipato alle prime riunioni per il nuovo film prima di abbandonare il progetto e, per bocca del figlio, dirsi pentito amaramente per aver abbandonato la sua creatura).

Insomma siamo sul pianeta Jakku, e i fatti si svolgono circa trent’anni dopo quelli raccontati ne Il ritorno dello Jedi. In questo episodio (il numero VII della saga) i protagonisti vanno in cerca di Luke Skywalker e si trovano ancora a combattere con il lato oscuro della forza, che svelerà però contorni inediti. Non c’è molto altro da sapere, soprattutto non è molto di più quel che si può scrivere senza il rischio di “spoilerare” le sorprese in arrivo.

Tra azione (tanta), ritorni (importanti) e omaggi dichiarati (e spudorati) Abrams cerca di legittimare l’attesa, spingendo forte sul pedale dell’emozione. Certo alla maggioranza del pubblico presente in sala sarebbe bastato anche semplicemente veder volare ancora una volta il Millennium Falcon, figuratevi se ai comandi si trovano poi Han Solo, con il fido Chewbecca al fianco… Nostalgia e novità dunque: il regista (con lo sceneggiatore Lawrence Kasdan recuperato dalla serie originale) imbocca la strada più furba per non scontentare nessuno e allora avanti con le citazioni che però rischiano quasi di trasformare questo episodio in un remake (in realtà si tratta di un “reboot”, una puntata che riavvolge il nastro per poi far ripartire la nuova trilogia annunciata, ma il confine appare sottilissimo). E dopo una prima parte che promette moltissimo si arriva a una seconda in cui è difficile distinguere il confine tra l’omaggio al film da cui tutto è partito, la citazione o la semplice furbizia della scelta più facile da fare. Lo schema, i luoghi, perfino intere sequenze riportano indietro di trent’anni. E non sempre appare tutto convincente a livello di scelte di scrittura.

Figlio di quel primo film ma allo stesso tempo di tutto il cinema venuto dopo, questo Il risveglio della forza è però assai più complesso di quel che appare al primo impatto e trae la sua “energia” dai nuovi protagonisti che introduce, a cominciare proprio da Rey, la mercante di rottami (appunto) destinata a incontrare la forza, che da questo momento in poi sarà soprattutto “donna”.

Se rimane il contenuto filosofico della saga - bene e male in lotta, luce e lato oscuro contrapposti – alcuni elementi di novità vengono “nascosti” da Abrams lungo il cammino ed è possibile (anzi probabile) che sarà il nuovo film a svilupparli in maniera più compiuta. Qui mantenendo fede alla costruzione originale, alle architetture, alle dinamiche tra i personaggi, il regista ha preferito un’operazione di “fedeltà” che non dovrebbe scontentare i fan (che viceversa potrebbero comunque trovare indigeste letture lontane dallo spirito di Lucas e disvelamenti troppo frettolosi). Chi oggi ha quasi cinquant’anni quando uscì Guerre Stellari faceva la quarta elementare… e oggi porta al cinema i figli, chiudendo un cerchio e realizzando ciò che è riuscito a pochissimi. Abrams stesso però non sembra ancora avere la forza per «uccidere il padre», come richiesto invece ai suoi personaggi, e per affrancarsi del tutto dal passato e dalla nostalgia. Ma questa è “solo” la prima parte della nuova era: Il risveglio della Forza è infatti un punto di partenza. Fino al 2020 tra nuovi episodi e spin-off sono in arrivo altri 5 film. E la forza (donna) sarà ancora «con noi».

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