Sin dal principio, già dalla colonna sonora, si percepisce che saranno poche le note che ci collegheranno alla versione originale. Siamo ancora qui, «in una galassia lontana lontana», ma non siamo nello stesso film: la luce è diversa, le storie anche, così vicine ma così lontane da quelle della saga. Siamo in Rogue One, l’atteso primo film dell’antologia “parallela” di Star Wars e mentre scorrono le immagini ci si sente come a bordo di una delle navi spaziali lanciate all’improvviso nell’iperspazio, in un universo che si trova “di fianco” a quello originale. E quando con la memoria si cerca di collegare eventi e personaggi a quelli dalla serie, con gli occhi se ne scoprono altri, che sembrano possedere la stessa “forza”.
Così insomma ci si sente davanti al nuovo film dell’antologia di Guerre Stellari, lo “spin off”, costola del gigante di Lucas che dal punto di vista temporale si piazza un attimo prima degli eventi raccontati in Una nuova speranza. Lì si accennava nei titoli che scorrevano sullo schermo all’impresa dei ribelli che avevano trafugato i piani della Morte nera, e qui con un passo a ritroso si racconta di quei ribelli… Si va insomma a un nuovo punto di partenza, che a sorpresa però si allontana presto dall’originale di Lucas, e non è nemmeno parente della nuova serie di J.J. Abrams. Siamo in una terra di mezzo, ed è tutta qui la forza di questo film. Che spesso sotto una pioggia battente o sotto una luce realistica annuncia una battaglia nuova e una storia appassionante, con nuovi protagonisti. Certo, c’è la Morte nera e ci sono costumi e nomi che ritornano, ma Rogue One ha da subito l’energia per trasformarsi in qualcosa di a se stante, catturando l’attenzione. La capacità di rinnovarsi senza ripetersi, pur mantenendo immutato lo schema di gioco
Coerente ma più libero, “ribelle” per definizione. Capace di riaccendere la serie facendo un passo decisivo, che (alla vigilia) si pensava sarebbe stato fatto “di lato” e che invece si rivela un passo da gigante in tutte le direzioni giuste. Quindi rispetto per l’iconografia e per i personaggi, ma anche una fotografia più realistica e una battaglia sulla spiaggia degna del più crudo dei “war movie”; poche concessioni all’ironia che è “marchio di fabbrica” ma anche un rigore che non deluderà i tifosi e conquisterà gli appassionati. E poi molta azione e una sceneggiatura che presto fa affezionare ai nuovi personaggi (tutti ben scritti e caratterizzati).
Se l’obiettivo era andare a riprendere il filo del discorso nell’istante prima della comparsa di Leia sullo schermo l’obiettivo è centrato, anzi, come detto fa ben sperare per i nuovi film che andranno a comporre questa antologia. Lucas su quella pellicola ha costruito un impero (cinematografico e commerciale) finito nei libri di testo, ha aperto un filone in cui ora trova spazio questo film diretto dal quarantenne Gareth Edwards, uno che con quei film deve esser cresciuto e che, a sorpresa, decide di azzerare l’effetto nostalgia per guardare ancora lontano.
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