
TEATRO Bruni riporta in vita “Amadeus”
In scena all’Elfo Puccini di Milano
Forse, meglio dire senza alcun dubbio sentire nominare Amadeus vuol dire far correre immediatamente il pensiero al conduttore televisivo e non al divino Mozart. Ma, qualcuno di più vigile potrebbe andare a cercare anche l’omonimo film di Milos Forman che 40 anni fa, oltre a far incetta di Oscar, riportò all’attenzione dei media “la piccola tragedia” di Puskin, “Mozar e Salieri”, l’archetipo letterario che avrebbe ispirato l’omonima pièce di Peter Shaffer, oggi e fino al 2 marzo in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano nella magistrale interpretazione, nei panni di Antonio Salieri, di Ferdinando Bruni, autore anche della regia insieme a Francesco Frongia. Ma più che il presunto (e “improbabile” avvelenamento di Mozart da parte del compositore italiano, diceria peraltro messa in giro dai Mozart medesimi), risulta oggi molto più interessante la relazione asimmetrica che esiste tra l’artista talentuoso e quello metodico, tra l’improvvisazione creativa e il controllo estremo della tecnica. Quand’anche quest’ultima può essere ad appannaggio e a servizio del talento. In questo storicamente valicabilissimo confine, iscritto nell’assioma che il maestro ha l’obbligo di vedersi superato dall’allievo, risiede l’evoluzione delle arti. Mozart non fu allievo di Salieri, ma dell’autore dell’Europa riconosciuta (nel 2004 inaugurò la stagione del Teatro alla Scal riproposta dopo più di 200 da Riccardo Muti) fu senz’altro la nemesi artistica. Qui la geniale regia di Bruni / Frongia attinge ai deliranti capricci beckettiani. Il racconto parte e termina con Salieri che stringe a sé l’elastico temporale della sua esistenza: vezzeggiato da re e cortigiani e poi caduto in disgrazia (e non solo per colpa dell’affacciarsi sulla scena del genio salisburghese che combatte in tutti i modi possibili, la sua è una dissimulazione disonesta), non capendo che i tempi stavano cambiando e la società pure. Mentre, i suoi confini mentali restavano chiusi al delirio di onnipotenza. Non contraccambiata.
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