Lo scrivo e lo vado dicendo in giro così senza alcuna pretesa di seguito o valutazione e giudizio di valore: trovo molto belle le ultime fiction italiane. Nel caso e in elenco basta citarne due. Solo due per dare indicazione di indirizzo e capacità di intercettare con temi estremamente attuale una consistente fetta di pubblico. Indipendentemente dalla medietà del prodotto. D’altronde, anche i dati di ascolto, il famigerato share si basa su medie tanto da affossare soprattutto i cosiddetti programmi “live”, basati soprattutto sulla cronaca o su dinamiche minute e quotidiane. Ovviamente vi è il risvolto della medaglia: non tutti di questi programmi rischiano grosso di chiudere, alcun’altri invece vanno a gonfie. Ad esempio La vita in diretta di Alberto Matano su Raiuno. Ormai, l’ex mezzobusto del tg lo si vede dappertutto a dispensar opinioni dai tanti, troppi, femminicidi (a proposito oggi ricorre e fatene tesoro la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) fino al ballo dilettantesco di Milly Carlucci. Ecco, evocata la rete ammiraglia pubblica e vengo ai titoli tutti proposti proprio da Raiuno: Cuori per la regia di Riccardo Donna con Pilar Fogliati (si consiglia di guardare anche il suo film di regia “Romantiche” sul quale la critica ha scomodato persino il primo Verdone, ma io vi intravedo invece la Vitti di “Sette donne” e la Guzzanti di Troppo sole” e una piccola serie Netflix, “Odio il Natale” – e siamo in tema, no? - girata a Chioggia); e Lea – i nostri figli con Anna Valle e Giorgio Pasotti, la regia della seconda stagione è affidata a Fabrizio Costa. Caratteristica delle due fiction è che sono arrivate tutte e due alla loro seconda stagione. Qui è l’interesse di un prodotto che funziona. A voi cari lettori individuare gli altri legami che in modo evidente le tengono unite e non solo nel palinsesto. Ci tornerò sopra. Sicuro.
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