Qualche volta succede che si prendono delle “scuffie” per prodotti tv che mai sono appartenuti al tuo comune sentire. Alle tue predilezioni, a quello in cui finora ti ha dato piacere di visione. Così è capitato che c’è stato un colpo di fulmine, in vero non proprio così all’improvviso. Quindi meglio dire un progressivo innamoramento per alcune delle serie della rai giunte alla terza o seconda stagione. Il primo caso vale per Le indagini di Lolita Lobosco, il secondo per Studio Battaglia. Dico: cosa ci troverai poi? T’accorgi che non è facile rispondere. Almeno senza avere una giustificazione. Ma di cosa, che si riceva piacere da un racconto che parte individuale e man mano che progredisce nella narrazione diventa corale? Insomma, è il feuilleton che diventa immateriale e nella bidimensionalità dei personaggi (nei due casi sono tutte donne e c’è di che domandarsi) trova luogo in cui reinventarsi. E lo fa con sagacia tanto riesce a coinvolgere il pubblico. Questo dati rilevati dall’audience quotidiano. Fin qui si è fatta teoria spiccia. Ma, andando nel particolare si registra sia in Lolita sia in Studio Battaglia, la presenza di Lunetta Savino. Attrice di lungo corso, solida cultura alle spalle, capace di calcare le scene teatrale come di essere al cinema e successivamente in tv dove acquisisce notorietà partecipando a Un medico in famiglia. In Lolita e Studio Battaglia mostra tutta la sua versatilità nell’interpretare due madre, l’una diversa dall’altra per estrazione sociale, ma alla fine uguali a tutte le madre del mondo, burbere e commuoventi nel proteggere (a fin di bene) le loro figlie. Questo può bastare.
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