TELEKOMMANDO

In più occasioni da questo spalto privilegiato, osservatorio settimanale sulle vicende, una volta si sarebbero detti “fatti e misfatti” della tv, non nego che mi sarebbe piaciuto rispolverare per la tv italiana, quel “Babilonia” che copriva l’Hollywood immaginata come introduzione a un altro cinema da Kenneth Anger. Un cinema fuori dallo schermo, al di là delle immagini. Insomma, riprendo il filo del discorso e ancora una volta mi propongo di dire che da questo spalto ho tentato e sperato di non superare quella soglia critica che ha permesso talvolta di far confondere la visione quotidiana con la possibilità che gli habitué del piccolo schermo, contemporanei di “videodrome”, uscissero direttamente dal mezzo televisivo per accomodarsi nei salotti e tinelli di casa. Una situazione di per sé terrificante e non nuova dalle citazioni indotte che partono addirittura dai “personaggi” di Pirandello per arrivare agli incubi extraterrestri del Problema dei tre corpi passando per le opposte visioni di Cronerberg e Woody Allen. Ce n’è dunque per tutti i gusti. Questo per dimostrare come la tv, intesa non solo come mezzo (media), ma anche – e soprattutto – come elemento “intelligente” in più del vivere di ogni giorno. Anche con buona pace dei cosiddetti nuovi media che a torto o a ragione, più propriamente sul versante social, non fanno che scimmiottare modi e costumi che la tv ha già sperimentato. Infatti, in queste ultime settimane che andranno a bruciare tutti i programmi della stagione si stanno verificando delle strane (meglio forse dire bizzarre o straordinarie) congiunture. A riguardare tale fenomeno sono gli appuntamenti pomeridiani: talk, reality e pseudo-reality. Inutile continuare a fare l’elenco di questi programmi, basta farsi un giro sui primi 7 tasti del telecomando per assistere, per l’appunto, a questa fuoriuscita dalla cornice tv di alcuni dei “personaggi” che animato i pomeriggi degli ultimi sei – sette mesi. Alla loro mutazione e al loro reclamare un’esistenza che s’alimenta di spazi sempre più virtuali che però non disdegnano di avere anche una fisicità nell’imitazione verosimile di una quotidianità spesa tra la reinvenzione continua di sentimenti e passioni, purtroppo, appiattiti dallo schermo e una incapacità di capire fino in fondo la potenza del mezzo.

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