La settimana televisiva che va a “spegnersi” (il virgolettato è d’obbligo perché le immagini continuano a susseguirsi anche a schermo spento) sarà senz’altro ricordata per l’elezione del tycoon Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti. Ciò per la seconda volta e con quattro anni di scarto (secondo lui). Non dico nulla riguardo le maratone avvenute qua e là tra i palinsesti di più tv. Nemmeno aggiungo più di quanto si è visto nei commenti sul (più supposto che reale) saliscendi dei sondaggi che davano un testa a testa fino all’ultimo voto (del bizzarro sistema elettorale americano) tra chi ha vinto e chi ha perso: Kamala Harris. Non vale nemmeno spostare l’attenzione da una vittoria schiacciante a ciò che a Trump verrà in mente di fare in materie economiche (si parla di dazi), di lotta ai cambiamenti climatici (è ancora negazionista sul clima?); se si farà affidamento su di lui per la risoluzione dei conflitti in Ucraina e in Palestina. E ancora: l’immigrazione e la decadente cultura woke? Insomma, i temi sono molti e quasi tutti ahinoi anti-televisivi e l’abbiamo visto tutti nel discorso della vittoria. Ma, si è visto pure nei concerti delle pop-star pro-Harris. Una spettacolarizzazione della politica che è propria degli States, lontana dai parametri europei. Più vicini alla polemica, alla contrapposizione degli schieramenti, all’affrancatura delle alleanze. Anche qui, la tv è solo riflesso inconsapevole di moti che sembrano appartenere a un quotidiano quasi irreale. Per come è visto (e sopportato) dalle persone. Volevo scrivere gente. Quel “people” che vuol dire molto altro e che i media sotterrano ogni qualvolta si tenta di trovare soluzioni atte a miglioramenti della società. Allora vale giustapporre alla Godard delle Histories du cinema due immagini (e richiamare Blob o meglio ancora retrodatare il tutto all’Abicì della guerra di Bertolt Brecht) non fa difetto per quanto diano senso alla gioia di un risultato da ottenere o ottenuto. Guardare il salto a braccia aperte di Elon Musk a uno degli ultimi comizi di Trump e la corsa allo stesso modo di Rejinders al gol che ha chiuso la partita tra Real Madrid e Milan, dà proprio il senso di cui si scriveva. Non è solo, ma è anche pane e circo.
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