È accaduto tutto tre giorni fa, ma queste note sono scritte in diretta. Cioè mentre il Boris Godunov in prima al Teatro alla Scala sferza un temporaneo golpe allo strapotere del calcio mondiale di queste settimane. Indipendentemente dai 5 minuti di applausi al Presidente Mattarella che semmai ce ne fosse bisogno certifica la grande statura istituzionale e dalla presenza incomprensibile di Vespa e della Carlucci a far da guida all’opera di Modest P. Musorgskij, la Rai quando vuol confezionare grandi eventi culturali fa quasi sempre centro. D’altronde quella ormai lontana intuizione di Paolo Grassi, allora sovrintendente del Teatro alla Scala in procinto di essere nominato Presidente della Rai, di trasmettere in diretta la prima di Sant’Ambrogio ha segnato una strada, seguita soltanto negli ultimi anni in modo assolutamente contemporaneo. Non è un caso che con la direzione musicale e artistica di Riccardo Chailly le scelte dei titoli virano su cocenti letture attuali. Via lo scalpore di aver scelto un’opera russa, è interessante invece la riflessione sul potere e sulla follia che questo porta negli e tra gli uomini. Ciò può bastare a far una buona TV, cultura e servizio pubblico.
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